La Gatta, una favola moderna .....

LA GATTA, UNA FAVOLA MODERNA


La Gatta vi dà il benvenuto....

La Gatta potrà essere la vostra amica virtuale nei giorni di pioggia, nei momenti di solitudine...

La Gatta proverà a farvi sorridere con le sue stranezze, con le sue piccole follie...


Potete comunicare con la Gatta, inviando mail a: lagattabybarbara@gmail.com

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Buona lettura :)



venerdì 30 marzo 2012

La Gatta © by Barbara Giorgi - 26 capitolo


26.   MISTER   FORMICA


La donna vive spesso stati di pura “intelligenza emotiva”. Si sa. In abbondanza e molto più dell’uomo. Del resto, nascere donna è un privilegio di natura. Perché una donna è un essere umano, ma anche qualcosa di più: in lei, ragione ed emozione si fondono in meravigliosi melting-pot.
Sì, anche l’uomo vive di ragione-emozione: ma in lui, queste due “forze di natura” sembrano andare ciascuna per la propria strada. L’uomo agisce con la ragione in certe situazioni e con il sentimento in altre. La donna no: non fa distinzione. Lei agisce sempre con la “ragione del sentimento” (oppure… l’“emozione nella ragione”?).
La Gatta pensa ed agisce come una donna. Ma nutrendosi anche di natura felina, in lei il sentimento si trasforma in puro istinto. Altro che ragione….
 
 
Salutate Luna e Dea (o Lunadea, tout court), la Gatta lancia un’occhiatina ulteriore al quadro della nonna ed esce di casa per andare nel suo studio-pensatoio. Niente tacchi oggi! Ballerine meravigliosamente comode per piedi in crisi post-crampi  e un bel chissenefrega per lo stilista Leo che dovrà incontrare di lì a poco! Tanto Leo non è mai d’accordo con le sue mises! C’è sempre qualcosa che non va.
Infatti. Appena lo stilista entra nello studio della Gatta, squadra la ragazza facendole una tac. Si blocca sulla porta, emettendo un: “Caspiterina! Che dolore mi dai! Basta con le ballerine! Sono scarpe da papera, antiche come le piramidi….”
Ma poi Leo incrocia gli occhi della Gatta: un prato verde in preda ad un incendio. Per cui tace. E si siede nella poltrona di velluto rosso accanto alla finestra. Del resto è l’unica seduta libera: sopra sedie e poltrone, ovunque (pavimento compreso), ci sono pile di riviste, campioni di stoffe insieme a mille altri oggetti  trovati dal robivecchi all’angolo (e non solo).
Il robivecchi: un tipo niente male. Nel quartiere lo chiamano tutti Mister Formica perché compra, accatasta e conserva nel suo magazzino quintali di cose di ogni genere. Pure una ghigliottina francese periodo rivoluzione (probabile patacca perché non taglia neppure il salame). Ma la Gatta da lui acquista solo oggetti mignon, da riutilizzare nelle sue tante creazioni, dall’abbigliamento all’arredo. E, almeno per ora, la ghigliottina non le serve. Ingombra.
“Cara la mia Gatta, oggi sono in crisi di creatività….” Leo sospira, chiude gli occhi, si allunga e si stiracchia sulla poltrona.
“Caro il mio Leo, non parliamo di crisi! Io posso mettere su una rivendita di crisi pret-à-porter!”  risponde la Gatta, mentre si muove velocemente nella stanza in cerca del suo album da disegno  “Volevo farti vedere gli schizzi per la stanza del bimbetto Malasorte, ma non trovo nulla.”
“Come sempre!” Leo azzarda, ma prontamente rimedia “Cioè no: volevo dire che, come sempre, disegni nel tuo album e non su fogliacci qua e là come faccio io….”
“Trovato l’album dentro il frigobar!” esclama esultante la Gatta.
E Leo, questa volta animato da spirito di sopravvivenza, ora si limita a pensare: “Dentro il frigobar? Anche questo è ovvio! Mi devo rassegnare: è fatta così! Lei lascia i disegni al fresco….”
“Parliamone” propone Leo a voce alta.
“Di cosa? Dei miei disegni?” chiede la Gatta
“No. Delle crisi in genere: delle crisi creative, delle crisi esistenziali, delle crisi d’amore, delle crisi…” Leo inizia un elenco infinito.
“Sì, anche della crisi globale. Leoooo! Svegliati e torna in te! Sembri un posseduto. Vuoi parlare di crisi? Ti accontento. Io ho una crisi da fantasmi, una crisi da colpo di fulmine e una crisi da conto corrente in rosso. Ti basta? Anzi. Quand’è che mi paghi il lavoro finito e consegnato due mesi fa? Almeno risolvo una crisi su tre!” e la Gatta ora è davvero contenta della piega che sta prendendo la conversazione, perché le ha dato una bella opportunità. Su un piatto d’argento. Leo è tanto caro e buono, ma quando si parla di soldi si trasforma in un tirchio da guinness.
“Presto. Sì. Presto ti pago. Don’t worry….” Leo è imbarazzato e con una virata da Coppa America prosegue “parlami delle altre tue crisi….”
Manco a dirlo. La Gatta  non si fa mai pregare. E inizia il resoconto dettagliato degli ultimi giorni, comprensivo di ogni fatto e fatterello, focalizzando soprattutto sulla storia dei quadri della nonna.
Al termine, senza più salivazione, apre il frigobar custode della sua arte e tira fuori due succhi plurivitaminici. Bevuta silenziosa. I due tacciono. Chissà se pensano o se stanno solo riposando la materia grigia. Stand by. Ma il silenzio è presto interrotto perché la Gatta in genere riesce a tacere solo per qualche attimo.
“Sarebbe carino confrontarci tutti durante una cena. Noi due, Lunadea, la Regina Madre, il professore (senza pappagallo) e… ma dai sì: anche il Duca. Così poi potrei chiedere il vostro parere su di lui. Non che ne abbia bisogno. No. Io so sempre cosa fare. Posso ragionare da sola e adottare le mie belle decisioni. Lo inviterei solo per farlo conoscere anche a voi!”  la Gatta propone.
“Scusa, ma parli di questo tizio come se te lo dovessi sposare! Ma che decisione? Di cosa? Vivi tutto in modo troppo eccessivo, coinvolgente. Rilassati!” risponde Leo.
“Ma senti chi parla! Quando  devi adottare una decisione, continui a rivolgerti a tua madre! Non sai neppure cuocerti un uovo da solo! Sei il classico cocco di mamma!” e la Gatta apre la finestra per raffreddare i bollori.
“Okkkay. Scusa. Facciamo la pace. L’idea della cena è super. Anche perché ultimamente esco poco e ho voglia di distrarmi un po’. Ti aiuto io.  Faremo una cena bellissima, scenografica, chic….”  lo stilista tenta un armistizio.
  
Dalla finestra entrano rumori di ogni tipo e la Gatta si lascia un po’ cullare da quell’odiato-amato sottofondo cittadino. A volte vorrebbe vivere in un’isola deserta, ma poi come farebbe senza gli amici,  il cellulare, le chat, il dentifricio, la macchinetta del caffè espresso e la lima delle unghie? Meglio rimanere nella civiltà. Almeno finché non inventano un’isola deserta ad hoc per lei.
“Bene. Allora facciamo questa cena! Poi fissiamo una data. Adesso però vieni con me da Mister Formica che mi ha parlato di una sciabola spagnola del Seicento!” decide la Gatta.
“E cosa te ne faresti di una sciabola, se è lecito domandare?” chiede leggermente esasperato Leo.
“Nulla. Mi serve solo come decoro di questa parete. Comunque potrei sempre usarla anche come arma di difesa contro gli stilisti inopportuni!” e la Gatta ridacchia divertita “Però tranquillizzati, non la comprerò: sono senza pecunia!”
  
I due ragazzi escono dallo studio e si dirigono a braccetto, quasi saltellando, verso la bottega del robivecchi. Eccolo sulla porta a fumare un grosso sigaro cubano: una figura magra magra, con un camice nero. Sembra proprio una formica. Forse lo è stato in un’altra vita.
“Ciao Mister! E’  arrivata la sciabola spagnola?” chiede la Gatta entrando quasi correndo nel negozio.
Tutto lì è polveroso, accatastato, indistinguibile e indistinto: quel materiale ha la forma di un leviatano biblico. Un mostro fatto di tanti corpi. Ma la Gatta riesce a vedere in quel luogo qualcosa di magico, di fiabesco, di irreale. La luce filtra appena appena dalle finestre centenarie, con vetri ricoperti di strati di sporco antico. Ma anche quello fa parte della scenografia: sembra la tana di un orco.
“Gatta! Se non fosse che ho amato tua nonna come si ama la Venere del Botticelli, non ti farei più entrare nel mio regno! Sei sempre un cataclisma e ogni volta rompi qualcosa!”  Mister Formica spenge il sigaro e lo ripone dentro una scatola di cuoio, con delicatezza, come se fosse una reliquia. Lo guarda anche, come per promettergli un prossimo appuntamento e poi aggiunge: “No, la spada spagnola non è arrivata e comunque so che tanto non hai soldi per comprarla. L’ho promessa a un tipo qui in città che non ha problemi nei pagamenti: un collezionista, un vero estimatore, un signore d’altri tempi! Compra quadri, spade, arazzi e pezzi d’arte di ogni epoca….”
“Mister Formica! Cosa ne sai delle mie possibilità economiche?” chiede stizzita la Gatta “Io posso comprare anche tutta la tua bottega!”
Leo esce dal negozio per non ridere in faccia alla Gatta e non acutizzare la situazione. Ma poi ci ripensa e velocemente si rituffa in quell’atmosfera lugubre, esclamando: “Gatta! Un attimo! Questo collezionista forse potrebbe  conoscere la storia dei quadri di nonna Ginevra….”
“Di cosa state parlando voi due matti?” chiede la formica travestita da uomo.
“Mi servono nome, cognome e indirizzo di questo tipo!” dice con fare perentorio la Gatta, rivolgendosi al robivecchi.
“Ma non se ne parla proprio! Io sono come un padre confessore, come un avvocato, come un medico. Devo mantenere il segreto professionale!” protesta l’uomo-insetto.
“Ti pago!” e la Gatta, costretta dalla necessità,  usa la carta vincente.
“Se ne può discutere:  va bene! Sai che quando parli così mi intenerisco!” Mister Formica si siede sulla sua vecchia sedia traballante.
“Sì, so che quando parlo di soldi diventi dolcissimo!” la Gatta ironizza.
Ma è Leo a pagare. Così la Gatta ottiene su un foglietto di quaderno un nome, un cognome e un indirizzo. Forse niente. Forse un tassello in più di quel puzzle complicato.
E mentre escono dal negozio polveroso e buio come un tunnel, la Gatta pensa: “nonna Ginevra, se Dea ha ragione, sei tu che mi hai portato qui oggi! Quindi, avanti tutta….”