La Gatta, una favola moderna .....

LA GATTA, UNA FAVOLA MODERNA


La Gatta vi dà il benvenuto....

La Gatta potrà essere la vostra amica virtuale nei giorni di pioggia, nei momenti di solitudine...

La Gatta proverà a farvi sorridere con le sue stranezze, con le sue piccole follie...


Potete comunicare con la Gatta, inviando mail a: lagattabybarbara@gmail.com

L'indice dei singoli Capitoli è nell'Archivio in fondo alla pagina blog.... lì troverete anche i primi Capitoli....

Buona lettura :)



giovedì 24 novembre 2011

La Gatta © by Barbara Giorgi - 15 capitolo

15. TRA  FANTASMI  E  DUCHI  VIVISSIMI ….

Fantasmi, spiriti, anime, mondi paralleli, mondi ultraterreni. Quante volte ci è capitato di riflettere su questi temi impegnativi, profondi: ci poniamo domande, formuliamo ipotesi, leggiamo libri più o meno attendibili sull’argomento, guardiamo film colmi di effetti specialissimi, ascoltiamo per qualche minuto in tv un sedicente esperto che ci propina il suo alto parere….  e poi? Poi restiamo a mani vuote,  come siamo partiti. Senza risposte, senza certezze. E allora non ci resta che riprendere contatto con la realtà, con il nostro vivere quotidiano: la mente torna così ad occuparsi della ricarica del cellulare, della spesa al supermercato, dello sciopero dei benzinai, del vicino di casa che non fa la raccolta differenziata, dei regali da comprare per Natale. Tutto vero. Ma se ci spingiamo “oltre”, arrivando a programmare una seduta spiritica…. dopo non è mica tanto facile pensare a delle banalità!

Infatti, la Gatta, uscita dall’abitazione delle amiche, ha solo un pensiero fisso: andare a comprare un  libro per documentarsi ben bene sull’argomento, perché prima di incontrare dei fantasmi…. è  meglio sapere qualcosina sul tema. Così, tanto per evitare un eccesso di sorprese! Così, tanto per farsi una vaga idea di come sia fatto un fantasma: è “trasparente” oppure si copre con il classico lenzuolo e ulula oppure può scegliere un suo personal look di apparizione (tipo la sospetta nebbiolina della nonna)? Ma poi ci ripensa: meglio andare in laboratorio e fare delle ricerche a tappeto su internet. E’ quasi l’ora di pranzo, ma lei non ha fame: il suo stomaco è chiuso come la cassaforte blindata di una banca! Quindi, tanto vale salire in auto e puntare dritta alla meta!
Appena entrata dalla porta dello studio, come guidata da un impulso innato di sopravvivenza, accende tutte le luci possibili ed immaginabili: il lampadario di cristallo, la lampada nero-oro sulla scrivania, l’antica abat-jour di un cliente (ancora da restaurare) e qualche altro trabiccolo dotato di lampadina, in grado di stanare ed illuminare qualsiasi anima vagante nel locale (con o senza lenzuolo).
“Ecco! Ci vuole molta luce per lavorare! Sennò il video del p.c. mi irrita gli occhi!” dice a voce alta, mentendo a se stessa in modo spudorato.
Così, con circa cinquecento watt attivati alla faccia del risparmio energetico, la Gatta si accomoda sulla sua poltrona alla scrivania Impero. Accende il computer e naviga, naviga, naviga…. con la disperata convinzione di Cristoforo Colombo alla ricerca delle Indie.
Dopo tre ore  buone di ricerche, tra siti di dubbio valore e altri leggermente attendibili, la Gatta ha le idee ancora più confuse di prima. L’unica sua certezza è che i fantasmi – ormai ha questa fede – esistono. Vuoi per la nebbiolina intravista in casa, vuoi per le parole del professor Astrolabio, vuoi perché il suo desiderio di contattare la nonna è troppo grande…. ma lei ha deciso di credere nell’esistenza degli spiriti. E con questa fede nel cuore, spenge ogni luce del laboratorio, saluta l’antico lampadario di cristallo, chiude la porta e ritorna verso casa. Non ha concluso nulla delle tante cose da fare per la sua attività professionale,  ma oggi il lavoro…. non era proprio ”trippa per gatti”!
Arrivata a casa (e accesi altri cinquecento watt), si distende esausta sul letto. Vestita, truccata, borsa-baulotto  compresa. Mentre è immersa nel piumone e nei suoi pensieri, dalla maxi borsa si sente la cavalcata delle walkirie. Qualcuno la cerca al cellulare.
“Uffaaaa!” pensa la Gatta, mentre rovista nel baulotto, tirando fuori fazzoletti di carta con cartoons stampati, lucidalabbra all’aloe vera, caramelle alla menta, un succo di frutta, una morbida pashmina, qualche scontrino stropicciato, due buoni sconto scaduti, una manciata di chiavine-pennine per p.c., tre occhiali da sole e decine di altre meraviglie tipo Mary Poppins. Poi, ormai stanco e sudato dalla fatica, esce pure il cellulare. Ansima. Se potesse, il poverino vorrebbe urlarle tutta la sua rabbia: ma non ha più voce.
Senza guardare il nome del chiamante, la Gatta risponde. Ma forse avrebbe fatto meglio a guardare!
“Ciao” dice il chiamante. E cala il silenzio. Un silenzio di ghiaccio. Quella voce…. Eh sì! E’ proprio la “sua” voce: la voce dell’uomo più indelicato del mondo. La Gatta non sa bene se sentirsi in debito per non aver accettato l’invito a cena oppure se sentirsi a credito per aver atteso inutilmente al bar un tempo indecente ed interminabile: ma non ha tempo per fare bilanci consuntivi. Non è il momento. Per cui si butta: decide di essere dalla parte della ragione. Ma quella a trecentosessanta gradi! E quando la Gatta decide di essere nel giusto, è peggio di un ariete da sfondamento, di un martello demolitore, di un cingolato in guerra.
“Oh! Ciao!” esordisce con una voce leggermente metallica (tipo acciaio inox).
Si limita al saluto, per pura educazione: perché sbilanciarsi in inutili domande o affermazioni? Questa è una partita a scacchi da giocare con mosse studiate. Che si sbilanci lui! Il Duca amante delle rose!
“Gatta, Gatta…. ti piace giocare….. giochi a nascondino?” e il Duca segna così il luogo e l’ora del suo patibolo.
“Mi piace giocare? Gioco a nascondino?  Noooo! Mi piace aspettare sedicenti duchi dentro i bar, inutilmente, facendomi pure prendere in giro dai camerieri, mentre una bambolina con le trecce  mi consegna delle rose, regalate come “pezza” per rimediare ad un atto di maleducazione!” e la Gatta emette la sua sentenza inappellabile. Le parole le sono uscite di bocca senza neppure passare per il cervello: erano già perfette così,  pronte e confezionate da giorni, soppesate e scelte una ad una da un’ira funesta.
“Ecco fatto” pensa soddisfatta di sé “ti ho servito a dovere! Ti ho schiacciato come un pollo alla diavola!”
“Hai ragione. Ti chiedo scusa. Sono stato un maleducato. Ma vorrei spiegarti: c’è un motivo preciso ….” il Duca usa l’arma della scusa. Arma sottile, subdola, studiata.
Esatto: un’arma! Perché  - è dato di fatto - l’uomo non chiede mai scusa. Potrebbe essere compromessa la sua onorabilità come maschio, come individuo procreatore, come Homo Sapiens Sapiens, come Adamo primo uomo, come potente gladiatore, come essere pensante-pensoso e poco spensierato, come genio di qualsiasi ambito e disciplina, come portatore sano di testosterone, come atavico cacciatore di femmine…. Insomma, l’uomo non chiede scusa, mai! Se ci prova, gli si inceppa la mandibola. E’ una legge di natura. Quindi, quando un individuo di sesso maschile arriva a superare o eludere tale legge, vuol dire che è un “essere speciale”. Uno da prendere in seria considerazione o, almeno, da soppesare e valutare per qualche minuto. Ma la Gatta stasera non ha tempo per ascoltare scuse maschili e riflettere sulla loro veridicità. Non è proprio la serata adatta. Non è il periodo adatto. La sua mente vola verso altre mete.
“Beh… mi fa piacere che tu riconosca di aver sbagliato, però adesso non posso dedicarti altro tempo. Magari possiamo sentirci nei prossimi giorni, così mi spieghi tutto!” e la Gatta continua a dirigere la partita a scacchi.
“Va bene. Allora ti auguro una buona serata. E, a proposito, le rose non erano solo per chiederti scusa. Volevo regalarti qualcosa di bello…. come te!” con queste parole da favola, il Duca dovrebbe guadagnare circa un milione di punti. Dovrebbe…. ma con la Gatta, anche le frasi più belle, poetiche e romantiche (ne ha ascoltate tante in vita sua) devono passare sempre attraverso un setaccio: ne escono polvere, finissima farina.
“Grazie del pensiero. Buona serata a te. A presto. Byeee….. ” e sulla “e” finale la Gatta chiude la telefonata. Troppe cose a cui pensare! Fantasmi e sedute spiritiche…. Duchi che chiedono finalmente scusa e fanno pure complimenti ruffiani…. Mah!
“Meglio farsi una doccia come dico io!” esordisce la Gatta a voce alta, parlando con se stessa, tanto per farsi compagnia. Sotto l’acqua leggermente bollente, i pensieri sfumano via, si dissolvono, si perdono tra le candele e i fiori secchi sistemati sulle mensole del bagno. Cena veloce con spaghetti e pesto pronto, due cioccolatini per addolcire l’anima, film giallo tanto per conciliare il sonno. E il sonno arriva. Pesante, profondo. Le membra si abbandonano, l’ossigeno dilata le vene, la mente si chiude ai cinque sensi. Il nulla, il buio, il silenzio, la notte.
La Gatta dorme alcune ore. Arrivano le tre. Sono le tre. Un angolo retto delle lancette. Primo quadrante a destra, in alto. La grande  sveglia lasciata sul pavimento….  decide di suonare.
La Gatta fa un salto nel letto: “Ohi! Mamma mia!”
Si strofina forte gli occhi, accende la luce  e guarda le lancette: “Ma sono le tre! Perché cavolo suoni?”
Mette la suoneria sull’off, spenge la luce e si ributta sul cuscino. Ma improvvisamente le viene in mente che…. una sveglia non suona alle tre, se nessuno l’ha puntata alle tre! E lei, certamente, sicuramente, indiscutibilmente, in tutta la sua vita, non ha mai puntato nessuna sveglia a quell’ora assurda!
Riaccende la luce, si copre il viso con il piumone e rimane immobile. Cerca di riflettere. Ecco: avrebbe bisogno di un bicchier d’acqua, ma proprio non le va di alzarsi e di andare verso l’angolo cottura. Cioè, non le va proprio di muoversi dal letto. Respira a fatica, mentre percepisce una leggera ondata di sangue affluire verso le tempie.
“Non fare la stupida! Sei peggio di una bambina spaventata dal lupo cattivo delle favole!” ma l’auto-rimprovero non dà alcun effetto.
La Gatta ci riprova e per quasi un’ora va avanti con profonde riflessioni: “In casa non c’è nessuno e la sveglia è suonata perché certi aggeggi a volte impazziscono! Tipo il p.c, quando si blocca! Tipo la macchina, quando non parte! Tipo la tv, quando “saltano” i canali! Accade e basta! Senza una spiegazione razionale!” 
Finalmente, un po’ rassicurata dalle sue logiche considerazioni, decide di alzarsi dal letto. Ecco un bel sorso d’acqua. Che liquido meraviglioso, miracolo della natura, panacea di tutti i mali! Ora la Gatta decide che, luci accese e bocca rinfrescata, può pure tornare a letto. L’incidente è superato. Basta avere una bella mente razionale. Basta riflettere con serenità. Mentre è a metà percorso tra tavolo e letto, la mansarda è invasa dal suono scandito, ripetitivo e prepotente della suoneria della sveglia. Sembra che quel suono colpisca, come una pallina da tennis impazzita, ogni angolo della casa.  Una seconda volta! Sono le quattro! Ma la suoneria era su off! La Gatta vola dentro il letto con un unico lungo salto da primato olimpionico. Si avvolge dentro lenzuoli e piumone. Tira fuori solo un braccio, per riportare nuovamente la sveglia sull’off. E, questa volta, non ci pensa proprio ad uscire dal suo nascondiglio. Rimane così, come una mummia bendata e immobile dentro il suo sarcofago. Rimane così, senza pensieri, con la mente svuotata dalla paura. Rimane così, fino al sorgere del sole.

martedì 15 novembre 2011

La Gatta © by Barbara Giorgi - 14 capitolo

14. LA  REGINA  MADRE


Theta Centauri, Alpha Centauri. Pensare all’universo ci aiuta a sognare, ci aiuta a credere in qualcosa di esistente al di fuori e al di sopra di noi. Mica può finire e risolversi tutto qui, su questa palletta neppure perfettamente sferica! Come potremmo pensare, anche solo per un attimo, di esistere solo noi? Del resto, se Dio si è dato la pena di creare tutto quello sfavillio di  stelle e pianeti…. significherà pure qualcosa!
Quindi, continuiamo a sognare pensando al cielo: lì, da qualche parte,  potrebbe trovarsi la casa di una specie aliena. Oppure, lì potrebbero trovarsi i cosiddetti “mondi paralleli” dove girovagano spiriti e spiritelli.

Al mattino, la sveglia suona alle sette e la Gatta apre solo un occhio. L’altro lo tiene chiuso e schiacciato sul cuscino (è così doloroso separarsene…). Fa mente locale sui sogni della notte per il suo quotidiano rito di auto-analisi, ma ricorda solo la nonna e un gatto nero con occhi di giada. Allora decide di alzarsi e di affrontare la giornata.
Doccia, colazione, trucco e parrucco. Appena chiusa nel mini abitacolo dell’auto, costellato di adesivi e con pupazzi attaccati un po’ ovunque, le viene in mente di telefonare a Luna: deve riconsegnare borsa e collana della Regina Madre, gli stessi oggetti che ha preso in prestito per andare dal Genio Leo, stilista red-carpet. Sono lì sul sedile accanto: vuole liberarsene prima di andare nel suo studio-laboratorio. Forse anche perché ha voglia di vedere le amiche, per iniziare meglio la giornata.
“Hello Luna! Devo passare da voi. Vengo per restituire borsa e collana, restauratissimi, alla Regina Madre.” La Gatta riesce a dire questa frase,  ma la telefonata cessa subito. Poche tacche sul cellulare.
“Ciao amo. Vn sub. Tvtb” e Luna compone un sms veloce, esplicito, chiarissimo che giunge a destinazione.

Il palazzo dove abitano le amiche della Gatta - le amorevoli sorelle Luna e Dea - si trova a pochi passi dal centro città, in una grande pineta. Ci sono altre costruzioni, tutte di pochi piani, moderne, con facciate di marmo e vetro: questa è una zona residenziale molto ambita. Del resto, dove potrebbe abitare una Regina Madre? Il palazzo è dotato di una grande piscina condominiale: al piano attico ci sono due appartamenti uguali, speculari, uno di fronte all’altro. In uno viveva la Gatta da bambina, con i suoi genitori (è ancora di sua proprietà, ma inutilizzato). Nell’altro abitano la Regina Madre e le sue due figlie. Il padre non c’è più da anni. No! Non è deceduto per l’impegno profuso nel sopportare moglie e figlie: è semplicemente andato a vivere a Cuba con una ventenne e qui ha aperto una rivendita di sigari e rum. E tutto questo con la benedizione della Regina Madre, che con il divorzio ha ottenuto l’attico, una villa al mare e una in montagna, una discreta rendita e un negozio di gioielli antichi. Le figlie lo vanno a trovare ogni tanto, quando l’amor filiale si fa sentire un po’ di più (per esempio a Natale, quando c’è “clima da regalo”).

Ogni volta che la Gatta arriva nelle vicinanze del palazzo in questione, il respiro si fa più accelerato, frequente, breve. Ma lei conosce perfettamente il perché di questa “difficoltà” respiratoria: con calma, riesce sempre a riprendere il controllo della situazione. I pini le fanno compagnia: tante volte, bambina, ha trascorso ore tra le radici, cercando pinoli con le due amiche. I pinoli venivano posti tra due sassi: un colpo e via…. era pronta la merenda, da mangiare con mani sporche di terra e di aghi di pino.
”La Gatta è qui!” canticchia al citofono, felice di poter vedere le amiche.
“Saliiiii…..” le risponde Dea facendo una voce baritonale….  non si sa perché (mai chiedersi il perché di ciò che fa o dice).
Sul pianerottolo, la Gatta non guarda la porta di casa sua e si catapulta letteralmente dentro l’appartamento della Regina Madre. La porta è aperta: si sente ovunque un profumo di caffè appena fatto.
In sala, la Regina Madre è seduta sul divano barocco di legno dorato con rivestimento in seta avorio:  indossa una vestaglia di raso nero lunga fino ai piedi, con collo e polsi di piume, leggermente ondeggianti ad ogni minimo movimento. Ha unghie lunghe laccate color rosa cipria. Perfette: si vede che non toccano mai una scopa o una pentola. La Regina Madre indossa collane, bracciali e anelli d’oro: sembra il manichino vivente di una gioielleria. E’ perfettamente truccata, senza eccessi (almeno questo….). Beh, non si può dire che sia una donna insulsa o banale: non è bella in senso classico, ma sicuramente è molto affascinante e carismatica. Bionda come le figlie, un po’ eterea, con occhi di ghiaccio che perforano l’anima. Ha i capelli con taglio stile Marilyn, gonfi, cotonati: sembra una diva anni cinquanta.
Quando i due ghiaccioli entrano nei due occhi verde giada della Gatta, capiscono subito che la bimba ha qualcosa che non va. La Regina Madre emette così la sua diagnosi.
“No! - esclama la Gatta - va tutto bene, benissimo, più che bene. La mia vita è una bomba!”
“Sì! A orologeria!” Dea entra nella sala barocca saltellando su tacchi spaventosi di almeno quattordici centimetri. Indossa un abito di due taglie più piccolo e ha la coda di cavallo legata da un grande fiocco di tulle bianco. Sembra un bambina di quattro anni che prova a camminare con le scarpe della mamma. In una mano ha un sacchetto maxi di patatine chips e con l’altra regge un tetrapak con succo di papaya-mango-lime: la sua leggera colazione di ogni mattina.
“Bomba a orologeria? Di cosa state parlando?” la segue Luna, tranquillamente vestita con jeans e maglietta. Però ha una sciarpa di struzzo al collo. L’eccessiva normalità le fa venire la depressione!
“Parliamo di imminenti esplosioni, di fine del mondo, di una catastrofe! Ma tu non puoi capire….” Dea lancia la sua saetta di neuroni contro la sorella.
“Il fiocco di tulle ti blocca la coda e pure il cervello? Ho capito perfettamente che la Gatta ha un problema…. già dal tono di voce della sua telefonata di stamani. Ci risiamo con quel Duca delle rose rosse?” Luna rilancia.
“Buone ragazze! Ora la Gatta ci racconta tutto. Suvvia, occhi verdi, parla….” e la Regina Madre zittisce per un attimo le figlie.
“Beh, intanto ecco qui borsa e collana. A proposito, le ho usate per un appuntamento di lavoro, ma so che avresti approvato” dice la Gatta, rivolgendosi alla Regina Madre, che le sorride dolcemente.
E continua: “No, bambine: non si tratta del Duca! E’ un po’ difficile parlarne. Non è proprio un problema: è un dubbio, un sospetto, qualcosa che mi fa riflettere.”
“Con noi puoi parlare di tutto e di più. Il mio Karma mi sta dicendo che hai un problema emotivo, interiore. Suvvia! Muoio dalla voglia di sapere!” e Dea si toglie le scarpe (come sempre), si sdraia sul divano avorio, posiziona la coda di cavallo sul petto della Regina Madre, dopo aver sistemato patatine e tetrapak sull’enorme e antico Bukhara russo.
“Non c’è bisogno di queste tue precisazioni! La Gatta sa bene di poter parlare con noi di tutto e di più: altrimenti non sarebbe qui, adesso!” Luna vuole avere l’ultima parola prima dello sfogo tanto atteso.
“Okay okay, lo so che mi volete bene e che siete sempre pronte ad ascoltarmi. Dunque….  Ora vi racconto…. Ultimamente ho sognato spesso nonna Ginevra. E fin qui, tutto appare normale. Ma poi, durante il giorno, ho strane sensazioni: è come se sentissi la presenza della nonna in casa. Ad esempio: ieri mi è sembrato di vedere una strana nebbiolina….”
Ma la Gatta deve interrompere il suo racconto perché Dea scoppia in una risata fragorosa: “Nooooo! Non posso crederci! Vuoi dire che il fantasma della nonna girella nella mansarda? Forte! Fichissimo! E’ una cosa da sballo puro!”
“Ma taci un po’ e fai funzionare quella polpetta fritta che hai dentro la scatola cranica!” sbotta Luna.
Dea si fa seria, corruga le sopracciglia e guarda dritta la sorella negli occhi. Un milione di saette le escono dalla polpetta di cui sopra: “Sorellina cara, forse non  hai capito bene! Io credo a ciò che dice la Gatta! E ti dirò di più: se nonna Ginevra passeggia nella mansarda, dobbiamo beccarla sul fatto! Qui ci vuole una bella seduta spiritica come dico io!”.
“Gattina mia, credi davvero che lo spirito della nonna possa trovarsi a casa tua?” la Regina Madre fa terminare il battibecco con decisione.
“Beh…. forse sì, forse no. Ne ho parlato ieri sera con il professor Astrolabio, il condomino cha abita al piano di sotto. Lui è uno scienziato e quindi dovrebbe essere un po’ scettico su questi argomenti. Invece, detto in parole povere, non ha escluso questa possibilità. Sinceramente, l’idea della seduta spiritica, non mi dispiace. Vorrei tanto sapere come sta la nonna, se mi vede, se mi può sentire….” la Gatta sospira, abbassa lo sguardo e finalmente si siede su una poltrona. Si sente privata di tutte le sue forze. Quello sfogo le è costato un bel po’ di energia.
“Se è questo che vuoi, questo sarà! Domandi sera faremo una seduta spiritica a casa tua. Tu devi solo invitare il professor Astrolabio: avere uno scienziato a disposizione, non fa certo male alla salute. Io organizzo tutto il resto: contatto una mia amica d’infanzia che ora fa la maga per l’high society.  La  cara Cesira oggi detta Maga Circe. Bene. Tutto fatto! Domande?” e la Regina Madre sposta la coda di cavallo della figlia (con figlia annessa) e tira il cordoncino di seta del campanello alla sua destra, per chiamare la cameriera.
“Nessuna domanda!” rispondono all’unisono le tre ragazze, un po’ preoccupate all’idea di un incontro con mondi paralleli.
Arriva la cameriera. E’ alta un metro e mezzo, tonda tonda come una sfera di cristallo. Ha capelli grigio argento e indossa una divisa nera con grembiulino di cotone bianco. Tiene in mano un vassoio di porcellana, con tazzine di caffè e croissants: “Madame, à vous….” cinguetta in francese.
La Regina la congeda con un cenno del capo, prende una tazzina di caffè e la porge alla Gatta.
Le loro mani si toccano, si sfiorano: sembra il suggello di un patto, di una promessa….

venerdì 4 novembre 2011

La Gatta © by Barbara Giorgi - 13 capitolo


13. IL  PROFESSOR  ASTROLABIO: STELLE, ALIENI E  FANTASMI


Il rosso e il nero della roulette: la metafora di quel bivio in cui ci troviamo spesso durante il trascorrere della nostra vita. Prendere la strada a destra oppure a sinistra? Scegliere l’alternativa “a” oppure la “b”? Dire  sì o dire  no? Reagire  con tutta la nostra adrenalina oppure adagiarsi in diplomatici silenzi? Andare o restare? Amare oppure odiare? Perdonare oppure vendicarsi? Godere del sole oppure  nascondersi nell’ombra? Vivere o sopravvivere? Credere nel dio denaro o nel Dio creatore?
Ma -  anche più semplicemente, umanamente e prosaicamente – bere un caffè oppure un succo d’ananas, comprarsi uno smalto rosso o trasparente, rimanere mora o farsi bionda,  pagare le tasse o fingere di dimenticarsene (ma tanto quelle  sono inevitabili come il virus dell’influenza invernale).
Fino a giungere alla fatidica decisione della Gatta: addentare la fetta di pizza calda e croccante della cena oppure andare a vedere chi sta premendo insistentemente il campanello della porta di casa? Rimanere davanti alla pizza, le permetterebbe di immaginare  un baldo giovane detto Duca e di sognarlo morente d’amore dietro quella porta. Andare a vedere dallo spioncino, le permetterebbe di verificare l’identità del soggetto disturbatore. Che fare? 

Eh già. Le scelte della vita non sono tutte amletiche e sconvolgenti: ci sono anche quelle più banali e quotidiane. Da comuni mortali. Però anche queste scelte possono richiedere impegno e un buon dispendio di attività cerebrale. Nonché una certa dose di pazienza. Il problema è che la Gatta non è dotata di un minimo, infinitesimale briciolo di pazienza.
Con pericolosa e totale assenza di questa dote benedettina,  la Gatta  decide di lasciare la pizza nel piatto e di andare a vedere chi la sta disturbando durante la cena (lei odia la pizza fredda!). E se fosse il famoso Duca? Dovrebbe aprire la porta oppure no?   
Pian piano la Gatta si avvicina all’ingresso, senza emettere un fiato, senza fare il minimo rumore: alza il cerchietto di metallo che copre lo spioncino della porta e guarda attenta dentro quel pezzettino di vetro. Vede un gran cespuglio bianco con ricci diffusi ovunque: potrebbe sembrare della panna montata andata a male, ma lei sa bene a chi appartiene quella capigliatura da Einstein. E non è certo il Duca!
“Professore!” dice, mentre apre la porta, con tono un po’ seccato, ma gentile.
“Oh cara la mia ragazza! Ci sei…. meno male…. ci sei!” risponde una voce proveniente da sotto il cespuglio bianco.
“Certo che ci sono! Questa non è una mia rappresentazione virtuale: sono io in carne ed ossa! E a dire la verità, stavo cenando!  Ma voleva dirmi qualcosa di urgentissimo, inevitabile, improrogabile?”
“Non ho più il sale!” le risponde il professore con un tono da tragedia greca. Sembra disperato. Forse per lui la mancanza di sale nella dispensa è un segno catastrofico del destino! Oppure, più semplicemente, è uno di quegli uomini che cucinano con tre ingredienti base  (sale fino, sale grosso, zucchero), senza i quali esiste solo il digiuno più assoluto. Ad esempio, se manca il sale grosso non si può mettere il sale fino nell’acqua della pasta e se manca lo zucchero non si può fare il caffè. Insomma, checché se ne dica della grandezza degli chefs  maschi, gli uomini in cucina peccano di una totale assenza di fantasia, di una totale assenza di elasticità mentale. E quando cucinano devono avere davanti il foglietto della ricetta, altrimenti sono guai (fossero anche spaghetti al pomodoro).
Il professore in questione risponde perfettamente al modello “uomo-in-cucina-border-line”. Ma lui è giustificabile e giustificato: è un altro di quei Geni che si trovano disseminati lungo il cammino della Gatta. Il professor Astrolabio è un Genio vero:  professore ordinario di astrofisica in pensione (beato lui che la riceve regolarmente!). E questo Genio è il condomino del piano terzo, appartamento ubicato sotto la mansarda. Vive qui da qualche anno: inizialmente, con lui c’era anche la moglie, una tenera signora che sopportava tutte le sue stranezze. Poi la consorte è deceduta (in odore di santità) e lui è rimasto nell’appartamento da solo, circondato da un esercito di gatti, tre pappagalli provenienti dalla foresta amazzonica,  il pitone Orione e qualche telescopio sparso qua e là per casa (ne ha uno enorme puntato perennemente su Theta Centauri, distante dalla terra “solo” sessantuno anni luce). Ha anche un pupazzo di stoffa che rappresenta un alieno: lo tiene sulla poltrona della camera da letto. Gli parla quando si sente particolarmente solo e, soprattutto, quando i tre  pappagalli non lo considerano e tacciono.
Il professor Astrolabio è un anziano e distinto signore, dotato di quel cespuglio bianco  già menzionato, nonché di due occhi tondi e furbi sotto sopracciglia folte, che vivono una vita propria. Ha un naso aquilino su cui sono sempre presenti piccoli occhiali  rettangolari. Il professore ha barba e baffi degni di Babbo Natale: barba, baffi e capelli si fondono in una nuvola candida,  irregolare, un po’ ispida. Non è molto alto e ha una simpatica pancia rotonda, da buongustaio datato e impenitente.

Adesso, il professore sta mettendo da parte tutta la sua dignità di famoso astrofisico, per chiedere umilmente un po’ di sale. Sì, ma sale fino o sale grosso? Bella domanda!
“Che sale si mette dentro l’impasto della pizza? Perché volevo imparare a farlo….” sussurra il professore, temendo di aver detto una stupidaggine.
“Sale fino. Mi sembra più che ovvio! Professore, che domande!” sentenzia la Gatta, tutta contenta di poter porre in difficoltà un ex professore universitario.
Ma vedendo il viso preoccupato e anche un po’ depresso del Genio dell’astrofisica, la Gatta ha un momento di tenerezza da “condomina comprensiva ed empatica” (…. esiste questa specie di essere vivente?).
“Professore, facciamo così: io ho appena scaldato una pizza capricciosa taglia maxi e ho pure aggiunto una confezione di mozzarella di bufala. La portiamo giù da lei e ce la dividiamo. Tanto non mi va di cenare da sola. Che dice?”
Il  professore sgrana i due occhietti tondi: quella ragazza bella, vivace, allegra…. sta chiedendo proprio a lui di condividere una pizza? Nessun pensiero torbido passa per la sua mente: semplicemente, gli fa piacere che un essere umano gli stia chiedendo gentilmente di cenare insieme. In genere, lui cena in compagnia di animali, telescopi e finti alieni.
“Ma grazieeee…. Accetto molto volentieri!” dice Astrolabio con un filo di voce “…. vado subito in casa a preparare la tavola”.
La Gatta pensa: “però, c’è un po’ di differenza tra una cena a suon di mazzi di rose rosse e una cena ambientata in uno zoo!”  Ma il fatto è che le rose rosse le sanno troppo di “fumo negli occhi”.

Davanti alla pizza invasa dalla mozzarella, i due affamati condomini parlano del più e del meno: il tempo, un po’ di politica, i tassi delle banche, il traffico e lo smog. Poi cala un certo silenzio, interrotto improvvisamente da un battibecco dei tre pappagalli, Tolomeo, Copernico e Galileo, tutti di specie Amazzone del Perù, color verde intenso con testa azzurra e gialla. Litigiosi, rumorosi e prepotenti. Galileo continua a ripetere due sillabe: no-na, no-na. La Gatta ascolta attentamente:  nona”  come numero o “nonna”  come parente ascendente in linea retta? E allora esplode in una domanda troppo a lungo trattenuta negli anni: “ma professore, esistono i fantasmi?”
“Ohi ohi! Esistono i fantasmi…. Questa è una domanda più impegnativa della mia …. sul sale!” ridacchia il professore. Ma poi i suoi occhietti incontrano gli occhi verde giada lucidi e dolci. Veri occhi di gatta. E allora torna serio. Si agita un po’ sulla sedia, incrocia le mani sulla pancia rotonda e sospira.
“Sì. Credo che esistano i fantasmi, come credo che esistano gli alieni, le stelle, i pianeti, l’universo e Dio. Forse è strano che un astrofisico dica queste cose, ma io la penso così. Qualcosa di immenso ha creato tutto.”
“Chi sono gli alieni e chi sono i fantasmi?” insiste la Gatta.
“Gli alieni sono tutte le forme di vita non terrestri, sono gli abitanti di altri pianeti, di altri sistemi solari. Mentre i fantasmi sono le anime dei morti. Dunque:  gli alieni sono esseri viventi, mentre i fantasmi sono puro spirito.”
“E…. un puro spirito può comunicare con un terrestre, essere vivente e vivissimo?”
“Altra domanda impegnativa! Comunque, credo di sì. L’importante è che i due esseri riescano a trovare un canale di comunicazione, come quando ricerchi una stazione radio lontana. Basta riuscire a catturare la frequenza giusta. Però non è facile:  è raro che accada.”
Trovare la frequenza giusta. Cosa significa? Se un essere umano parla, un puro spirito può sentire? Viceversa, se un puro spirito comunica qualcosa, un essere umano può percepire il messaggio? Secondo la teoria del professore, ciascuno segue una sua strada, una sua dimensione  luogo-temporale e, occasionalmente, stranamente, fortuitamente, le due strade a volte si incrociano, le due dimensioni si fondono….
Il professore e la Gatta continuano a parlare con entusiasmo: il professore, dopo anni di solitudine e inattività,  ha trovato un’allieva sinceramente interessata ai temi che lui ama, mentre la Gatta ha finalmente incontrato una guida esperta e sapiente, un moderno Virgilio, un anziano docente di vita. Hanno abitato vicino per anni, ma si sono incontrati davvero solo stasera.

E’ notte fonda ormai. L’orologio a cucù dell’antico soggiorno del professore segna l’una. La Gatta saluta e ringrazia, con la promessa di un prossimo incontro, di una prossima chiacchierata. Anche perché deve ancora vedere la stella Theta Centauri con il telescopio gigantesco piazzato davanti alla finestra: ci ha provato, ma non è la notte adatta. Vorrebbe vederla, soprattutto perché il professore le ha spiegato che è la sorellina minore di Alpha Centauri, che purtroppo si può vedere solo nell’emisfero australe. Le ha anche detto che Alpha Centauri è la stella più vicina al sole: è un triplice sistema stellare. E  forse lì ci sono forme di vita aliena….
Con la mente un po’ confusa da fantasmi, alieni e stelle, la Gatta torna nella mansarda. Qui ripensa a quel venticello percepito intorno al viso, a quella piccola  scia color latte vista sparire sotto la porta e, dentro di sé, desidera fortemente che sia stato il passaggio leggero e  veloce di quello spirito.  La nonna con i capelli d’oro. Non sa se credere o meno agli alieni: ma le piace l’idea di credere ai fantasmi.