La Gatta, una favola moderna .....

LA GATTA, UNA FAVOLA MODERNA


La Gatta vi dà il benvenuto....

La Gatta potrà essere la vostra amica virtuale nei giorni di pioggia, nei momenti di solitudine...

La Gatta proverà a farvi sorridere con le sue stranezze, con le sue piccole follie...


Potete comunicare con la Gatta, inviando mail a: lagattabybarbara@gmail.com

L'indice dei singoli Capitoli è nell'Archivio in fondo alla pagina blog.... lì troverete anche i primi Capitoli....

Buona lettura :)



mercoledì 28 settembre 2011

La Gatta © by Barbara Giorgi - 5 capitolo


5. L’ARTE….  DI VIVERE….

La Gatta è entrata nel suo ufficio, nel suo mondo di carte e pennarelli, scaffali e archivi di cartone. La stanza è un grande ambiente luminoso con il pavimento di marmo bianco antico,  ormai opaco, ma pur sempre dignitoso.
A differenza del suo nido, della sua mansarda bianca, nera e oro, qui trionfa il colore: ogni parete gioca il suo ruolo. C’è quella rosso veneziano con i quadri appesi (cupi ritratti di avi della nonna, illuminati da grandi cornici di legno dorato), quella giallo ocra un po’ nascosta da un’antica libreria di legno stile Impero, quella di mattoncini di cotto, lasciata intatta per far “respirare aria” a questi pezzetti di storia ed infine quella bianca, in attesa della tinta definitiva, con lavagne e fogli appuntati ovunque. Il soffitto è una serie di volte a doppia botte, perché il palazzo è molto antico: nel punto di incontro di quattro volte, nasce la catena del lampadario di cristallo a gocce. Un’opera d’arte. Perfetto. Una volta sorvegliava fiero il salone della nonna, in una delle sue tante case: ora sta qui, un po’ indispettito per questa caduta di stile, ma comunque impegnato nello svolgere il suo compito.
La Gatta adora quel lampadario: seduta alla sua scrivania (anche questa Impero), sulla poltrona rivestita di seta con stampa animalier, davanti al suo p.c., spesso alza lo sguardo e osserva sognante quelle gocce trasparenti. Chissà se hanno visto balli e vestiti di seta frusciante, chissà se hanno ascoltato pettegolezzi d’altri tempi, chissà ….. Se però deve proprio commuoversi nel pensare ad un ballo, si ferma a ricordare quei giri di valzer, con i suoi piccoli piedi nudi di bimba appoggiati sulle scarpe nere del padre: in quei momenti, anche senza musica, si sentiva una principessa al ballo di corte. La stanza girava intorno, gli arredi sembravano sfumare e fondersi tra loro, mentre le risate squillanti impedivano qualsiasi sosta.  Momenti indimenticabili. Ma i ricordi, anche quelli belli, vanno fatti passare davanti agli occhi della memoria solo per attimi: come quando si bevono alcolici….  l’eccesso fa ubriacare… l’eccesso stordisce…. 

La Gatta lo sa e quindi ama ricordare solo per pochi minuti: uno, due…. stop. Raggiunta la sua “soglia emotiva” si ferma. Si guarda intorno e riafferra il presente con determinazione. E così torna alla sua voglia di progettare-disegnare-realizzare: accantonato il p.c., prese matite e pennarelli, lei crea. Oggi come domani, come sempre. Certo, il suo “sempre” è alquanto relativo: può durare un mese, un anno, dieci anni o anche tutta la vita. Vedremo se questa vena creativa pulserà ancora per molto. La Gatta vive il suo “sempre” solo nel presente:  ora deve concentrarsi sul disegno di un tavolo dipinto in foglia oro, commissionato da un arredatore… speriamo che le venga l’ispirazione. L’arredatore richiede un tavolo da pranzo elegante, grande e anche molto appariscente: qualcosa che colpisca il cliente che lo ha ordinato. Bene: la Gatta disegna bozze, colora, definisce e rifinisce. Tavoli moderni, tavoli in stile antico, tavoli con gambe cilindriche, tavoli con gambe arcuate…. Così, tra disegni gettati nel cestino della carta, disegni messi nella cartellina delle “evidenze”, disegni fissati al muro con onesto e dignitoso ruolo di “idee in itinere”, la Gatta termina la sua giornata di lavoro. La cartellina delle evidenze la soddisfa abbastanza: c’è un tavolo in particolare che la convince. E’ grande, con gambe ad “esse” rifinite da una fila di  pietre trasparenti: sui quattro angoli del piano, altre pietre formano un disegno stilizzato. Un tavolo in foglia oro con pietre trasparenti: “più appariscente di così… -  riflette la Gatta….  - questo tavolo è l’Appariscenza! Direi che rasenta il kitsch...  ma non sempre il kitsch è negativo… a  me,  mette allegria! Può anche essere considerato come una forma di follia creativa ed io…. sono un pochino  folle…”

Ormai sono le sei p.m. e dopo toast e caffè a pranzo, anche lei inizia a sentire l’esigenza di un pasto decente. Prova a riflettere seriamente su tre alternative (più o meno come ogni sera a quest’ora): farfalle al salmone in casa da sola…. della serie “pasto solitario ma curato”, pizza con un’amica, cenetta romantica….già…ma con chi? Ecco…. ma perché ogni sera le viene in mente l’idea di una cenetta romantica, se sa benissimo di essere single incallita da mesi? Cioè, di quelle single che nella fase di singlitudine (che termine!) non guardano neppure gli uomini: questo, per la convinzione di doversi disintossicare, depurare, rigenerare. Come dopo il pranzo di Natale, dopo aver ingerito qualche chilo di pandoro-panettone-torrone-cioccolato e qualsiasi altra delizia “sviluppa cellulite”.

A proposito di singlitudine…. domani deve prendere quel caffè con il tipo della telefonata, il Duca. Mentre le scappa da ridere al pensiero di quel soprannome assurdo, decide per le farfalle al salmone. Sì, ma senza panna! La panna è un attentato al colesterolo (tanto sa già che invece … ne metterà una confezione intera, ovviamente non  light).
Chiuso il suo “pensatoio” con doppia mandata (per custodire per bene i frutti del suo lavoro), ecco che si avvia verso l’uscita dell’edificio, poi il parcheggio, poi l’auto, come ogni sera, nel tragitto di ritorno a casa. Ma lei non si sente per niente triste o stanca nel dover ripetere queste azioni, nel rivivere questi momenti: fanno parte di lei, fanno parte di sue libere scelte di vita. Sono azioni che le fanno compagnia, la rassicurano come vecchi amici, la coccolano come una vecchia e morbida coperta di lana.  Anzi…  come una bella tazza di cioccolato caldo….

sabato 24 settembre 2011

La Gatta © by Barbara Giorgi - 4 capitolo



4.  L’EREDITA’  DELLA  NONNA


Chiavi in mano, cellulare in tasca, presi i fazzoletti di carta, spenta la macchinetta del caffè… ok….
La Gatta è già in macchina e sta per partire: “Il ferro da stiro? Ho staccato il ferro da stiro? Ecco, come al solito non mi ricordo…. E l’ho pure stirata male sta’ maglietta….Torno indietro? No. Facciamo che l’ho staccato, mica sono stupida…. “. La Gatta scende dalla quattro ruote bicolore nera-bianca con adesivi di farfalle sulle fasce laterali e si precipita in casa. Soliti neuroni in disaccordo. Il ferro da stiro è staccato: si riparte. Rewind.
Uscita dall’Eden di edera e magnolie, eccola immersa nei fumi del traffico, con scooters che le tagliano la strada in diagonale, guidati da esseri con caschi allucinanti: “ma guarda questo con il casco che ha pure le orecchie da coniglio!” pensa, un po’ invidiosa di quegli adolescenti folli e felici. Anche lei è stata adolescente. Forse… perché in verità le sembra di esserlo ora. Oppure lo è sempre stata: è nata proprio così. A due anni era già adolescente. Questo se vogliamo considerare l’adolescenza quella meravigliosa condizione di inadeguatezza che ci fa sentire sospesi tra mondi diversi senza poter o dover decidere dove stare. Allora sì. Lei ha il sacrosanto diritto di sentirsi un’eterna adolescente. Per lei, è un diritto acquisito con la nascita.

Ora è arrivata a destinazione. Parcheggio sicuro, grazie all’auto fatta apposta per chi non sa parcheggiare. E lei, certamente, spudoratamente, non sa parcheggiare. Guida come una sciatrice olimpionica tra gli ostacoli, con armoniche virate e frenate da manuale, ma non sa parcheggiare. Troppa fatica. Come si fa ad andare in retromarcia tra due auto, calcolando la curva dello sterzo, per posizionarla dentro come un hamburger tra due fette di pane? Assurdo. E un essere umano deve sprecare preziosi minuti della propria vita per fare una cosa simile? E pure faticando? Ma non esiste proprio. Allora meglio avere un’auto fatta a scatoletta che lasci lì, ovunque, anche messa un po’ di traverso, perché sembra non dar fastidio a nessuno, mentre dice “scusate se esisto”.
La Gatta fruga nella sua borsa mignon (meglio non dire la marca….),  prende le chiavi  e apre una porta cigolante ridipinta di bianco pochi mesi fa. Porta dipinta, ma cerniere arrugginite. Percorre l’ingresso buio di quel palazzotto centro città (non trova mai l’interruttore della luce) e arriva davanti al suo studio-laboratorio-pensatoio…. cioè il suo posto di lavoro, creato proprio da lei, qualche anno fa.

Morta la nonna paterna, nobildonna decaduta, la Gatta si è ritrovata un piccolo patrimonio fatto di una mansarda (quella di cui abbiamo già parlato) e questo fondo fatiscente nel centro storico. A questi si sono aggiunti i soldini di un conto corrente: che farci?
La Gatta ha la sua bella laurea, esattamente in antropologia: ma, diciamolo francamente, a cosa può servire un vecchio fondo per l’attività di un antropologo? L’antropologo viaggia e studia siti antichi: lei lo ha fatto per due anni. Poi, stanca di vivere in tenda, sotto il sole del deserto, in mezzo a sabbia,  scalpelli e vasi antichi….  ha deciso di indirizzare la sua voglia di “scoperte” altrove.
Ma torniamo all’eredità: lei ci ha pensato su circa sette-otto notti di fila, cambiando sistematicamente idea ogni notte. Ha fatto bilanci accurati di previsione per ogni ipotetica attività da creare: un negozio di scarpe (le adora), un piccolo disco-pub (adora anche la musica), una libreria (certo, adora anche i libri)  e poi ….un’edicola,  un negozio di giocattoli, una tabaccheria (no, la tabaccheria l’ha eliminata subito perché il fumo fa male) e pure un negozio di caramelle, quelle vendute a peso, conservate dentro quei contenitori trasparenti con il cucchiaione per prelevarle e metterle negli appositi sacchettini.  Finita la prima cernita, ha ricominciato daccapo con altre ipotesi e bilanci, per altri dieci giorni. Diciamo che dopo un mese ha deciso. Caspita! Prima di iniziare un’attività, una persona ci dovrà pure pensare per bene! E al termine di tutte queste elucubrazioni mentali, la Gatta ha preso la sua decisione: “cosa amo fare di più?” si è chiesta. E, come qualcuno dice in tv…. si è pure data una risposta: ”creare… con arte”. E così è nato il suo laboratorio di idee: da quel piccolo mondo escono disegni di abiti, gioielli (finti), piccoli elementi di arredo. Poi, abili artigiani  trasformano queste idee in oggetti  che la nostra Gatta rivende un po’ ovunque, dove capita, dalle boutiques della sua città, ai mercatini dei sobborghi di Parigi.
Ecco fatto, un altro tassello della vita della nostra amica è stato aggiunto. Così ora sapete qualcosa in più di lei. E sapere che la Gatta è un’artista, una “creatrice”, non è notizia da poco…

mercoledì 21 settembre 2011

La Gatta © by Barbara Giorgi - 3 capitolo


3.   CAFFE’  E  CIOCCOLATO


E’ mattina. Sole puntato sulla vetrata. Dai lucernari entrano raggi fitti e pungenti come aghi. Seduta con la testa reclinata in avanti, occhi socchiusi feriti da tutta quella luce, ancora sognanti, la Gatta beve il suo caffè senza zucchero davanti ad un pezzo di cioccolata. I controsensi della sua vita: adora il caffè amaro  e  adora la cioccolata al latte.
Il cellulare rosa è sul tavolo, proprio accanto alla cioccolata e ora sta suonando. Una suoneria delicata:  la cavalcata delle Walkirie. Compare la scritta “sconosciuto”.
Ma come la farà arrabbiare questa cosa: lei vuol sempre sapere chi è prima di rispondere! Nel duemila, nei cellulari non dovrebbe esistere il termine “sconosciuto”, perché non sempre si ha voglia di rispondere a tutti. Magari è un-una  che attacca a fare discorsi logorroici ed inutili. Ecco, lei odia l’inutilità. Insomma, il dilemma dell’essere-non essere di Amleto ….  oggigiorno è diventato il rispondere-non rispondere dell’uomo moderno. Ma lei, grazie alla dolcezza che le dà la cioccolata al latte, decide alla fine di rispondere.
“Sì?” e  sbadiglia.
“Ehi. Ciao Gatta. Ti ricordi di me?”… voce maschile….
La Gatta si sveglia in un nano secondo e riflette alla velocità della luce “come faccio a ricordarmi di uno solo dalla voce e dal termine “sconosciuto” apparso sul cellulare?” Ma tenta di fare la gentile.
“No, sorry, non so chi sei: potresti dirmi il tuo nome?”
“Beh, anch’io non so il tuo vero nome. Comunque io sono il Duca: ricordi?”
La Gatta ha la sopracciglia leggermente alzate e gli occhi sgranati. Riesce a pensare: “questo è matto suonato! E’  di fuori come un terrazzo! Tutti io li trovo: devo fondare il circolo delle sfigate e fare la presidentessa! Ora chiudo!”
“Sono Ale, detto anche il Duca, a causa dell’anello che porto al dito.”
Ecco. Ora ci siamo. Forse. Una festa circa dieci giorni fa, a casa di amici. Un vago ricordo nei meandri oscuri della mente.
“Beh, sì, forse. Credo di avere una vaga idea della tua identità. Desideravi dirmi qualcosa di particolare? Perché sai, scusa, ho un piede già fuori casa e mille impegni di lavoro….”  dice, mentre guarda la tazzina vuota di caffè e qualche gocciolina che le è caduta sulla  t-shirt  notturna.
“No, è che…scusa…ti ho colto in un momento di fretta. Volevo solo chiederti, se ti va, di prendere un caffè insieme, uno di questi giorni….”
Quando, dove , perché?
La Gatta ama gli uomini, per carità, ma li odia pure: soprattutto quelli che si dimostrano così scontati. Un caffè: ma non ti poteva venire in mente qualcos’altro come approccio?
L’inno della banalità. La bandiera dell’uomo qualunque. “Ma io voglio il bello-tenebroso-misterioso-fascinoso-intelligente – pensa - e questo è solo leggermente misterioso con questo soprannome ….diciamo… esageratamente narcisista.”
Cosa rispondere? E la Gatta, con l’aiuto dei pochi neuroni svegli a quell’ora mattutina, inizia a vagliare tutte le possibili scuse: “Non posso, grazie, ho mille impegni in questi giorni, sono fidanzata da dieci anni con un istruttore di karate cintura nera, sto partendo per il Tibet in cerca di me stessa perché mi sono persa appena nata, ho una forte orticaria da un anno che si accentua di fronte ad uomini improbabili, il mio oroscopo mensile dice che devo evitare gli uomini.…  Dunque…..”
“Va bene. Un caffè si può fare.”
“Ma cosa cavolo ho detto?  - pensa -  è mai possibile che i miei neuroni non siano mai in armonia tra loro? Ma non dovevo dire di no? Ormai ho detto di sì… vabbè… tanto… chissenefrega…  bevo un caffè con lui, due parole e via.”
“Domani a metà mattina ti va? In un bar nuovo del centro. Ti mando un sms per i dettagli. Ok?”  Lui definisce la cosa, prima che lei cambi idea.
“Okkkkay…”  sussurra la Gatta e chiude di colpo. Mica si agita per così poco. Tanto l’appuntamento è per domani. Oggi è oggi. Si deve vivere il presente (ma un pensiero va subito al  “cosa-mi-metto-non-ho-niente-da-mettermi”). Ora è tardi, tardissimo, come sempre ogni mattina. E lei deve andare al lavoro: ma questo è un altro capitolo della nostra storia. Per ora, lasciamo che la Gatta si vesta ed esca di casa.

martedì 20 settembre 2011

La Gatta © by Barbara Giorgi - 2 capitolo

2.   L’ANTICA  DIMORA


Iniziamo dalla sua casa, dal suo ambiente naturale.
Una persona riflette se stessa, la propria luce, i propri colori, le proprie emozioni nell’ambiente che sceglie come nido-tana-rifugio…. Quindi, per conoscerla un po’ meglio potrei raccontarvi della sua casa.
Dunque, la casa della Gatta si trova in una grande città. E’ una casa immersa nel caos cittadino, ma la strada dove si trova, nasce dai semafori e termina, più piccola, in un’oasi di pace.
E’ un vicolo cieco che porta a qualche antica palazzina, con vecchi e imponenti portoni, giardini di edera e magnolie. E’ un’area di confine tra antichi silenzi e l’inferno del clacson. Eh sì, direte voi, perché adesso esiste pure un posto così. Esiste, esiste… fidatevi…..

Ma veniamo alla costruzione in sé. E’ una vecchia casa, una palazzina antica, ora suddivisa in appartamenti, più o meno curati. La Gatta vive nella mansarda: l’ha ricevuta in eredità dalla nonna paterna. Un antico open-space con la luce che entra dai grandi lucernari del tetto di legno e da alcune finestre che guardano il campanile. Muri di mattoni di cotto a vista.
Pochi mobili, tanto bianco, tocchi di nero e oro, quadri antichi della nonna, candelabri altissimi che troneggiano sul pavimento, pile di libri ovunque.
La Gatta mangia ad un tavolo nel soggiorno open-space con cucina a vista, sedie bistrot ed enorme frigo all’americana. Vive sola, ma fa la spesa per tre perché ama avere provviste, come le formiche.
La Gatta dorme in un lettone matrimoniale, con una testiera ricavata da un’enorme cornice antica trovata dal robivecchi, inchiodata al muro, dipinta d’oro, riempita all’interno di pelle nera …… strano? Ma lei … è strana…. l’ho detto.
E poi il bagno, un regno dell’io, dove trovano spazio profumi, creme, candele, mazzi di fiori di lavanda essiccati. C’è uno specchio enorme, con la cornice di legno nero laccato, dove la Gatta si guarda con occhio critico ogni mattina, mentre spera  di ricordarsi di non ingoiare il colluttorio.

Questa, più o meno, è la casa della Gatta. Qui lei, ogni mattina, si alza dal lettone e beve il suo caffè nero espresso, mentre guarda il cielo per verificare la presenza del sole che, ovviamente, è il suo elemento naturale, la sua fonte di energia psico-fisica, il suo credo e la sua filosofia di vita. Se lo è pure fatto tatuare sulla caviglia destra: un sole che sembra un diamante sfavillante, con punte di luce stilizzate.
E la Gatta, da quella casa di luce,  inizia ogni giorno a ri-vivere. Una vita normale…. di una ragazza particolare….

La Gatta © by Barbara Giorgi - 1 capitolo

1.  WHO IS….. THE CAT …….. ?


Nessuno sa esattamente perché quello sia il suo soprannome: la  “Gatta”….
Forse per i suoi occhi verdi con taglio a mandorla, forse perché ama passeggiare di notte  con passo felpato, forse perché mostra gli artigli di fronte al pericolo.  Chissà. Ma in fondo non è così importante capire perché la Gatta si chiami così: l’importante è capire l’anima di quegli occhi verdi.
La Gatta è bella. E questo già vuol dire tanto. Sì, non facciamo gli ipocriti: la bellezza conta  e lei ne ha da vendere. Un’armonia di cellule: lunghi capelli neri lisci,  alta, gambe affusolate e nasino all’insù. Cosa può volere di più dalla vita una ragazza d’oggi? Sì, è vero, il petto non è quello di una maggiorata, ma pazienza: la perfezione non è di questa terra (della serie… “chi si accontenta gode”).

La Gatta non è solo “fisicità”: è soprattutto uno strano compromesso tra Ragione-Emozione. Non si sa mai cosa possa prevalere. Lei sta lì, di fronte a se stessa, di fronte alla vita, di fronte allo specifico momento, al “dunque”. E accade sempre l’imprevisto: Ragione-Emozione confabulano tra loro, si scontrano e poi decidono chi debba averla vinta.
Mah… la Gatta propende a credere che sia la dea Ragione…. Ma spesso e volentieri, vince l’imprevista, favolosa, affascinante… Emozione. Ma la Gatta non è stupida: lo sa e le sta bene così.
Ma perché parliamo di lei? Non so….. forse perché è una tipa strana….. a volte la chiamano pure matta. Ma a lei non importa per niente: lei è unica, lei è una a-normale, perché è fuori dagli schemi, perché è sopra le righe, perché non fa mai quello che è stabilito dalle regole, perché ama tutto e niente, perché crede nella libertà più assoluta, perché grida al cielo la sua rabbia quando vuole, perché balla dalla felicità quando sente la musica nelle vene, perché è lei….. e sa di esserlo. E sa piangere da sola in silenzio senza farlo vedere al mondo. E sa guardarsi allo specchio sorridendo a se stessa, come nessun altro saprebbe fare.
Ecco. Questo è il tutto e il niente della Gatta. Qui vi racconterò un po’ di lei, come in una favola moderna raccontata senza certezze, raccontata senza bugie.
Vi dirò dove vive, vi parlerò della sua casa piccola e “magica”, vi dirò cosa fa, come beve il caffè la mattina, cosa preferisce mangiare. Vi parlerò del suo lavoro, vi dirò che musica ascolta, vi racconterò quello che volete sapere.
Se lei me lo permetterà, perché la Gatta, ricordiamocelo, è strana….