5. L’ARTE…. DI VIVERE….
La Gatta è entrata nel suo ufficio, nel suo mondo di carte e pennarelli, scaffali e archivi di cartone. La stanza è un grande ambiente luminoso con il pavimento di marmo bianco antico, ormai opaco, ma pur sempre dignitoso.
A differenza del suo nido,
della sua mansarda bianca, nera e oro, qui trionfa il colore: ogni parete gioca
il suo ruolo. C’è quella rosso veneziano con i quadri appesi (cupi ritratti di
avi della nonna, illuminati da grandi cornici di legno dorato), quella giallo
ocra un po’ nascosta da un’antica libreria di legno stile Impero, quella di
mattoncini di cotto, lasciata intatta per far “respirare aria” a questi
pezzetti di storia ed infine quella bianca, in attesa della tinta definitiva,
con lavagne e fogli appuntati ovunque. Il soffitto è una serie di volte a
doppia botte, perché il palazzo è molto antico: nel punto di incontro di
quattro volte, nasce la catena del lampadario di cristallo a gocce. Un’opera
d’arte. Perfetto. Una volta sorvegliava fiero il salone della nonna, in una
delle sue tante case: ora sta qui, un po’ indispettito per questa caduta di
stile, ma comunque impegnato nello svolgere il suo compito.
La Gatta adora quel lampadario:
seduta alla sua scrivania (anche questa Impero), sulla poltrona rivestita di
seta con stampa animalier, davanti al
suo p.c., spesso alza lo sguardo e osserva sognante quelle gocce trasparenti.
Chissà se hanno visto balli e vestiti di seta frusciante, chissà se hanno
ascoltato pettegolezzi d’altri tempi, chissà ….. Se però deve proprio commuoversi
nel pensare ad un ballo, si ferma a ricordare quei giri di valzer, con i suoi
piccoli piedi nudi di bimba appoggiati sulle scarpe nere del padre: in quei
momenti, anche senza musica, si sentiva una principessa al ballo di corte. La stanza
girava intorno, gli arredi sembravano sfumare e fondersi tra loro, mentre le
risate squillanti impedivano qualsiasi sosta.
Momenti indimenticabili. Ma i ricordi, anche quelli belli, vanno fatti
passare davanti agli occhi della memoria solo per attimi: come quando si bevono
alcolici…. l’eccesso fa ubriacare…
l’eccesso stordisce….
La Gatta lo sa e quindi ama
ricordare solo per pochi minuti: uno, due…. stop. Raggiunta la sua “soglia
emotiva” si ferma. Si guarda intorno e riafferra il presente con determinazione.
E così torna alla sua voglia di progettare-disegnare-realizzare: accantonato il
p.c., prese matite e pennarelli, lei crea. Oggi come domani, come sempre.
Certo, il suo “sempre” è alquanto relativo: può durare un mese, un anno, dieci
anni o anche tutta la vita. Vedremo se questa vena creativa pulserà ancora per
molto. La Gatta vive il suo “sempre” solo nel presente: ora deve concentrarsi sul disegno di un
tavolo dipinto in foglia oro, commissionato da un arredatore… speriamo che le
venga l’ispirazione. L’arredatore richiede un tavolo da pranzo elegante, grande
e anche molto appariscente: qualcosa che colpisca il cliente che lo ha
ordinato. Bene: la Gatta disegna bozze, colora, definisce e rifinisce. Tavoli
moderni, tavoli in stile antico, tavoli con gambe cilindriche, tavoli con gambe
arcuate…. Così, tra disegni gettati nel cestino della carta, disegni messi
nella cartellina delle “evidenze”,
disegni fissati al muro con onesto e dignitoso ruolo di “idee in itinere”, la Gatta termina la sua giornata di lavoro. La
cartellina delle evidenze la soddisfa abbastanza: c’è un tavolo in particolare
che la convince. E’ grande, con gambe ad “esse” rifinite da una fila di pietre trasparenti: sui quattro angoli del
piano, altre pietre formano un disegno stilizzato. Un tavolo in foglia oro con
pietre trasparenti: “più appariscente di così… - riflette la Gatta…. - questo tavolo è l’Appariscenza! Direi che
rasenta il kitsch... ma non sempre il kitsch è negativo… a
me, mette allegria! Può anche
essere considerato come una forma di follia creativa ed io…. sono un
pochino folle…”
Ormai sono le sei p.m. e dopo
toast e caffè a pranzo, anche lei inizia a sentire l’esigenza di un pasto
decente. Prova a riflettere seriamente su tre alternative (più o meno come ogni
sera a quest’ora): farfalle al salmone in casa da sola…. della serie “pasto
solitario ma curato”, pizza con un’amica, cenetta romantica….già…ma con chi?
Ecco…. ma perché ogni sera le viene in mente l’idea di una cenetta romantica,
se sa benissimo di essere single incallita da mesi? Cioè, di quelle single che
nella fase di singlitudine (che
termine!) non guardano neppure gli uomini: questo, per la convinzione di
doversi disintossicare, depurare, rigenerare. Come dopo il pranzo di Natale,
dopo aver ingerito qualche chilo di pandoro-panettone-torrone-cioccolato e
qualsiasi altra delizia “sviluppa cellulite”.
A proposito di singlitudine…. domani deve prendere quel
caffè con il tipo della telefonata, il Duca. Mentre le scappa da ridere al
pensiero di quel soprannome assurdo, decide per le farfalle al salmone. Sì, ma
senza panna! La panna è un attentato al colesterolo (tanto sa già che invece …
ne metterà una confezione intera, ovviamente non light).
Chiuso il suo “pensatoio” con
doppia mandata (per custodire per bene i frutti del suo lavoro), ecco che si
avvia verso l’uscita dell’edificio, poi il parcheggio, poi l’auto, come ogni
sera, nel tragitto di ritorno a casa. Ma lei non si sente per niente triste o
stanca nel dover ripetere queste azioni, nel rivivere questi momenti: fanno
parte di lei, fanno parte di sue libere scelte di vita. Sono azioni che le
fanno compagnia, la rassicurano come vecchi amici, la coccolano come una
vecchia e morbida coperta di lana. Anzi… come una bella tazza di cioccolato caldo….