La Gatta, una favola moderna .....

LA GATTA, UNA FAVOLA MODERNA


La Gatta vi dà il benvenuto....

La Gatta potrà essere la vostra amica virtuale nei giorni di pioggia, nei momenti di solitudine...

La Gatta proverà a farvi sorridere con le sue stranezze, con le sue piccole follie...


Potete comunicare con la Gatta, inviando mail a: lagattabybarbara@gmail.com

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Buona lettura :)



mercoledì 21 settembre 2011

La Gatta © by Barbara Giorgi - 3 capitolo


3.   CAFFE’  E  CIOCCOLATO


E’ mattina. Sole puntato sulla vetrata. Dai lucernari entrano raggi fitti e pungenti come aghi. Seduta con la testa reclinata in avanti, occhi socchiusi feriti da tutta quella luce, ancora sognanti, la Gatta beve il suo caffè senza zucchero davanti ad un pezzo di cioccolata. I controsensi della sua vita: adora il caffè amaro  e  adora la cioccolata al latte.
Il cellulare rosa è sul tavolo, proprio accanto alla cioccolata e ora sta suonando. Una suoneria delicata:  la cavalcata delle Walkirie. Compare la scritta “sconosciuto”.
Ma come la farà arrabbiare questa cosa: lei vuol sempre sapere chi è prima di rispondere! Nel duemila, nei cellulari non dovrebbe esistere il termine “sconosciuto”, perché non sempre si ha voglia di rispondere a tutti. Magari è un-una  che attacca a fare discorsi logorroici ed inutili. Ecco, lei odia l’inutilità. Insomma, il dilemma dell’essere-non essere di Amleto ….  oggigiorno è diventato il rispondere-non rispondere dell’uomo moderno. Ma lei, grazie alla dolcezza che le dà la cioccolata al latte, decide alla fine di rispondere.
“Sì?” e  sbadiglia.
“Ehi. Ciao Gatta. Ti ricordi di me?”… voce maschile….
La Gatta si sveglia in un nano secondo e riflette alla velocità della luce “come faccio a ricordarmi di uno solo dalla voce e dal termine “sconosciuto” apparso sul cellulare?” Ma tenta di fare la gentile.
“No, sorry, non so chi sei: potresti dirmi il tuo nome?”
“Beh, anch’io non so il tuo vero nome. Comunque io sono il Duca: ricordi?”
La Gatta ha la sopracciglia leggermente alzate e gli occhi sgranati. Riesce a pensare: “questo è matto suonato! E’  di fuori come un terrazzo! Tutti io li trovo: devo fondare il circolo delle sfigate e fare la presidentessa! Ora chiudo!”
“Sono Ale, detto anche il Duca, a causa dell’anello che porto al dito.”
Ecco. Ora ci siamo. Forse. Una festa circa dieci giorni fa, a casa di amici. Un vago ricordo nei meandri oscuri della mente.
“Beh, sì, forse. Credo di avere una vaga idea della tua identità. Desideravi dirmi qualcosa di particolare? Perché sai, scusa, ho un piede già fuori casa e mille impegni di lavoro….”  dice, mentre guarda la tazzina vuota di caffè e qualche gocciolina che le è caduta sulla  t-shirt  notturna.
“No, è che…scusa…ti ho colto in un momento di fretta. Volevo solo chiederti, se ti va, di prendere un caffè insieme, uno di questi giorni….”
Quando, dove , perché?
La Gatta ama gli uomini, per carità, ma li odia pure: soprattutto quelli che si dimostrano così scontati. Un caffè: ma non ti poteva venire in mente qualcos’altro come approccio?
L’inno della banalità. La bandiera dell’uomo qualunque. “Ma io voglio il bello-tenebroso-misterioso-fascinoso-intelligente – pensa - e questo è solo leggermente misterioso con questo soprannome ….diciamo… esageratamente narcisista.”
Cosa rispondere? E la Gatta, con l’aiuto dei pochi neuroni svegli a quell’ora mattutina, inizia a vagliare tutte le possibili scuse: “Non posso, grazie, ho mille impegni in questi giorni, sono fidanzata da dieci anni con un istruttore di karate cintura nera, sto partendo per il Tibet in cerca di me stessa perché mi sono persa appena nata, ho una forte orticaria da un anno che si accentua di fronte ad uomini improbabili, il mio oroscopo mensile dice che devo evitare gli uomini.…  Dunque…..”
“Va bene. Un caffè si può fare.”
“Ma cosa cavolo ho detto?  - pensa -  è mai possibile che i miei neuroni non siano mai in armonia tra loro? Ma non dovevo dire di no? Ormai ho detto di sì… vabbè… tanto… chissenefrega…  bevo un caffè con lui, due parole e via.”
“Domani a metà mattina ti va? In un bar nuovo del centro. Ti mando un sms per i dettagli. Ok?”  Lui definisce la cosa, prima che lei cambi idea.
“Okkkkay…”  sussurra la Gatta e chiude di colpo. Mica si agita per così poco. Tanto l’appuntamento è per domani. Oggi è oggi. Si deve vivere il presente (ma un pensiero va subito al  “cosa-mi-metto-non-ho-niente-da-mettermi”). Ora è tardi, tardissimo, come sempre ogni mattina. E lei deve andare al lavoro: ma questo è un altro capitolo della nostra storia. Per ora, lasciamo che la Gatta si vesta ed esca di casa.