La Gatta, una favola moderna .....

LA GATTA, UNA FAVOLA MODERNA


La Gatta vi dà il benvenuto....

La Gatta potrà essere la vostra amica virtuale nei giorni di pioggia, nei momenti di solitudine...

La Gatta proverà a farvi sorridere con le sue stranezze, con le sue piccole follie...


Potete comunicare con la Gatta, inviando mail a: lagattabybarbara@gmail.com

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Buona lettura :)



mercoledì 21 marzo 2012

La Gatta © by Barbara Giorgi - 25 capitolo


25.   L’IDEA  DI  DEA….

Concludere una serata romantica non è cosa facile. Soprattutto quando si tratta della prima, dell’incipit, dell’ouverture. Ci si dice “ciao, ci vediamo” oppure ci si scambia  un bacio oppure….? Non ci sono regole fisse. Il mondo è già talmente colmo e stracolmo di regole, il mondo è già alquanto intriso di diktat, il mondo è già così noioso e scontato! Perché quindi cercare precisi steps anche nelle emozioni? No, davvero….

“No, davvero!” pensa la Gatta, sopraggiunta sotto casa sua, insieme al Duca, grazie alla moto supersonica.
Il gioco della verità è finito poco prima. Almeno per questa sera. Adesso arriva il momento più delicato. E la Gatta non sa assolutamente cosa fare. Forse potrebbe offrirgli un caffè, così, tanto per digerire quel minestrone di ostriche, pizza e gelato. Sì, forse un caffè: sa così tanto di invito gentile, tranquillo, elegante.
“Allora ciao! Ti ringrazio per la serata. Sono stata davvero bene! Ci sentiamo presto, va bene?” e le parole escono dalla bocca della Gatta, in perfetto disaccordo con le sue intenzioni. Niente caffè.
“Ah…. d’accordo!  Stasera sono stato benissimo con te…. Vorrei vederti presto. Posso telefonarti?” chiede il Duca, mentre la guarda con l’intensità di mille watt.
La Gatta tenta di distogliere lo sguardo, per non avere ritorni di tachicardia galoppante. Ma lui le prende entrambe le mani e le bacia delicatamente le labbra. Mezzo secondo di contatto o anche meno, forse è solo un nano secondo di labbra vicine: ma questo basta e avanza. Perché quando una ragazza è già sulla graticola, basta una piccola, infinitesimale, incontrollabile, vagante fiammella in più e…. tutto divampa.
“Devo andare!” e la Gatta si gira sui tacchi-tortura, apre il portone e vola sulle scale, saltando gli scalini due a due. Con i tacchi, con i crampi, con la vista appannata.
Appena chiusa la porta della mansarda dietro di sé, si ferma e cerca di riprendere fiato.
“Sei stupida? Ma dico io: agitarsi solo per un bacetto insulso, insignificante, da scolaretta! Ah no: deve essere tutta colpa del gelato e di un blocco della digestione!” e la Gatta parla con se stessa tanto per fare un po’ il punto della situazione “Certo una tipa tosta non si fa prendere dal panico per così poco, per un bacetto tirato via e dato da un tipo così…. così…” Così come?
La Gatta si guarda allo specchio. Sospira: “Così unico e speciale….” Forse è il momento di abbassare le difese: la corazza non serve più. Ma la Gatta preferisce non ammetterlo.
“Si, vabbé. Ora basta e vai a nanna” continua, parlando con quell’“io”  che le fa tanta compagnia.
A letto,  sdraiata e rilassata (si fa per dire) il mondo sembra diverso. Tutto è in orizzontale: anche i pensieri. Quindi più lenti, quasi fermi: come un lago, come una pozza d’acqua tranquilla e statica. Ma ogni tanto in quella calma piatta, può esplodere una scintilla.
La serata con il Duca per ora è riposta in un cassettino della memoria. E la mente va a ripescare momenti recenti un po’ inquietanti. Per esempio, quella sveglia ancora lì vicino al letto che sembra vivere una vita propria: un oggetto  animato, pensante e quasi un po’ sadico.
“Non sarà che…. qualcuno posiziona la suoneria? Non sarà che…. qualcuno ha rimesso la sveglia accanto al letto dopo che l’avevo gettata via? Non sarà…? E chi è questo “qualcuno”? Se è vero che nonna Ginevra è vicino a me, potrebbe essere lei. E perché mai dovrebbe giocarmi questi scherzi? Certo lei è sempre stata strana, anche più di me. Il dna non è acqua. Forse vuol solo dirmi che c’è! Chissà! Vai a capirla! Devo parlarle per bene. Domani mi piazzo davanti al quadro e le faccio un bel discorsetto come dico io!”
E passata da un lago di pensieri ad un mare in tempesta, la Gatta si abbandona esausta tra le onde. E si addormenta.

Il mattino ha l’oro in bocca. Ma il mattino della Gatta sembra che abbia in bocca il piombo. Due o tre chili e anche di più. Vuoi per la cena della sera prima (con soste tra due ristoranti e chiusa di gelato), vuoi per gli incubi notturni, vuoi perché piove a dirotto e il cielo è più cupo della faccia della Maga Circe.
Solo una cosa riscalda ed illumina un po’ il tutto: il pensiero di quel bacetto veloce…. ma tanto, tanto romantico.
“Devo riunire il Consiglio: devo parlare con le due folli!” pensa la Gatta mentre afferra il cellulare con gli occhi ancora semichiusi dal sonno “Tanto non hanno mai niente da fare, vivono di rendita e se la godono. Beate loro!”
“Lunadea vn grz (venite grazie)” sms veloce e via.
“Gattamatta  vn  sb (veniamo subito)” sms di risposta.
La Gatta si prepara e, come da intenzione notturna, si posiziona davanti al quadro della nonna ed inizia il suo monologo: “Senti cara nonna, io ti voglio un mondo di bene, lo sai. Ma questi scherzi e scherzetti di nebbioline, sveglie transitanti, pappagalli parlanti e via dicendo non mi piacciono per niente! Perché mi spavento, non dormo e ho gli incubi. Come da bambina. Lo so che sei più strana di me, ma so anche che mi ami. Quindi: o ti fai vedere e ne parliamo un po’…. oppure…. evita di farmi prendere infarti!” e tutta soddisfatta del suo monologo molto razionale e convincente la Gatta manda un bacio alla nonna. Anzi, al quadro. Poi ci ripensa e aggiunge: “vorrei anche sapere perché ti fai vedere da quel diavoletto di Arcibaldo Malasorte e gli racconti pure le favole, mentre a me fai solo scherzi bislacchi! Parliamone….”
Ma suonano al citofono e la Gatta deve interrompere il suo rimprovero a nonna Ginevra.

L’associazione a delinquere Lunadea entra come un tornado. Del resto, quando le due ragazze sono presenti in una stanza o in qualsiasi ambiente circoscritto, tutto cambia. L’aria diventa frizzate, la luce si fa più intensa, ogni rumore è amplificato. La mansarda adesso sembra una pentola a pressione. Anche gli insetti si spaventano: i ragni fuggono dalle ragnatele, le mosche cercano nascondigli dietro ai mobili. Eccole dunque. Pronte per l’uso.
“Gattamattaaaaa! Baci baci! Problemi?” e Dea sintetizza tutto un mondo di concetti profondi e impegnativi.
“Gattina bella! Siamo arrivate più veloci della luce e di Batman! Tvtb!”  esclama Luna.
“Tvtb? Ma la smetti? Mica sei a scrivere sms!” precisa Dea.
Ma la Gatta interrompe subito qualsiasi tentativo di litigata tra le due sorelle: “Volevo farvi sapere che ieri sera sono uscita con quel…Duca….”
“Noooo! Racconta!” esclamazione all’unisono di Lunadea.
E la Gatta, accoccolata sul divano con il suo cuscino preferito sulla pancia (chissà perché….), inizia il suo resoconto dettagliato della sera precedente. Le due ragazze ascoltano senza emettere un  suono, con gli occhi spalancati come se si trattasse di un racconto horror.
Alla fine, la Gatta chiede il parere del Consiglio lì riunito: “Quindi? Ora come procediamo?” e usa il plurale per sentirsi meno sola nella decisione.
“Io dico che qui devi andare avanti subitissimo. Devi  giocartela bene e velocemente!” Dea sentenzia.
“Io dico che devi fermarti a pensare e andarci piano!” Luna controbatte.
“Vedo che siete in sintonia, come sempre!” sbuffa la Gatta “Vabbè, tanto la decisione spetta a me! Credo che farò un pot-pourri dei vostri consigli. Cioè: vado avanti ma.… calma e gesso!”
La Gatta tace. Riflette pochi secondi e poi ricomincia a parlare, ma il suo discorso subisce una repentina deviazione di tema: “Ho ancora problemi con…. la nonna!”
“Cioè?” Dea è sempre interessata ai fantasmi.
“Per motivi di lavoro, ho conosciuto un nobile, il Conte Malasorte. E pure suo figlio, un bimbetto di pochi anni che si chiama Arcibaldo. Il piccoletto sembra un po’ strano. Anzi, tutto  è alquanto strano. In un salone del palazzo c’è un autoritratto di nonna Ginevra: il conte dice che è una nobile amata da un suo avo e che in giro ci sarebbero cinque suoi autoritratti. Quindi, se consideriamo quello che ho io e quello che ha lui, ne mancano tre. Ma il fatto allucinante è che il piccolo Arcibaldo sostiene che…. la nonna esce dal quadro e gli racconta le favole….”  la Gatta racconta tutto in un unico fiato.
“Ah-ah-ah ….ma daiiiii! Nonna Ginevra che esce da un quadro, si fa un giretto e racconta favole ad un marmocchio! E poi come ci rientra nel quadro? C’è un pulsante on-off? Ah-ah-ah…. mi fa male la pancia dal ridere…..”  Dea dà il meglio di sé.
“Ma quanto sei ottusa! Se la Gatta dice che è così… è così! Io le credo!” Luna rincuora l’amica.
“No. Non dico che sia la realtà delle cose.  Ma mi chiedo: può arrivare a tanto la fantasia di un bambino? Troppi dettagli. Troppe coincidenze.”
“Mmmhhh….. eh  sì!”  le certezze di Dea iniziano a vacillare “Comunque, per la cronaca, io credo ai fantasmi. Ma non capisco tutti questi strani fatti ricollegabili alla nonna!”
“Nessuno può comprenderli.  Gli esseri umani non possono comunicare tanto facilmente con mondi ultraterreni….” e Luna usa un po’ di buonsenso.
La Gatta tenta allora un ragionamento: “Sì, ma proviamo lo stesso a capirci qualcosa. Dando per scontato che sia tutto vero (facciamo questa ipotesi), io domando: perché questi autoritratti in giro? Perché la nonna racconta favole ad  Arcibaldo? Perché la sveglia che suona quando le pare e viaggia dal cassonetto a casa mia? Perché un pappagallo che dà della bugiarda alla Maga Circe? C’è per forza qualcuno dietro a tutto questo! E a me viene in mente la nonna, visto che mi ritrovo segni della sua presenza in ogni dove!”
“Gatta! Io ho un’idea meravigliosa! E secondo me è la chiave di tutto!” esplode Dea, saltando in piedi come spinta da una molla di sapienza.
“Pendiamo dalle tue labbra…” ironizza Luna.
“Ebbene, la chiave di tutto sono i cinque autoritratti.  Dobbiamo capire dove sono gli altri tre!” Dea illumina tutta la stanza con le sue parole.
La Gatta e Luna spalancano la bocca. Silenzio. Forse la teoria di Dea non è così folle?
“E cosa facciamo ora?” chiede la Gatta.
“Analizziamo, setacciamo, valutiamo ogni possibile indizio, ogni traccia! La nonna ci metterà sulla strada giusta!” e Dea ora levita un metro dal pavimento. E’ davvero soddisfatta di sé. Che mente!
“Sì, ma perché i cinque autoritratti sarebbero la chiave di tutto?” domanda provocatoriamente Luna.
Ulteriore silenzio. Momento di profonda riflessione. Poi la Gatta, con qualche lacrima agli occhi, sussurra: “Forse perché la nonna amava dipingere: esprimeva le sue emozioni e comunicava con gli altri soprattutto con i suoi quadri. Forse ha scelto questa forma di dialogo anche con me: vuole che io arrivi a lei, usando il suo linguaggio più bello….”