La Gatta, una favola moderna .....

LA GATTA, UNA FAVOLA MODERNA


La Gatta vi dà il benvenuto....

La Gatta potrà essere la vostra amica virtuale nei giorni di pioggia, nei momenti di solitudine...

La Gatta proverà a farvi sorridere con le sue stranezze, con le sue piccole follie...


Potete comunicare con la Gatta, inviando mail a: lagattabybarbara@gmail.com

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Buona lettura :)



lunedì 10 ottobre 2011

La Gatta © by Barbara Giorgi - 9 capitolo


9.  COME  CONDIRE….  GLI  UOMINI   E   L’INSALATA


In alcuni momenti della vita è impensabile credere di bastare a se stessi. Ciascuno di noi ha grandi risorse dentro il cuore e dentro la mente, ma l’essere umano è meraviglioso proprio per i suoi limiti, per le sue imperfezioni, per gli errori che compie, per le emozioni vissute come attimi  fuggenti….
Tutto il nostro universo di pensieri ed azioni a volte è ingestibile, ci sfugge di mano, ci travolge come un’auto in corsa, come un’ondata oceanica, come un vento improvviso e freddo, lasciandoci senza fiato, spossati, vacillanti e quasi stupiti. Ed è  allora che, come non mai,  abbiamo bisogno dei nostri simili: del resto l’essere umano è un essere sociale, tendente all’aggregazione, alla vita in comunità. Gli eremiti vanno bene nelle storie di altri tempi: quando si parla di duemilaundici, l’eremita  è ormai un essere in via di estinzione, che comunque sopravvive grazie a due esemplari tipici. C’è quello profondamente convinto della sua scelta di vita per motivi spiritual-religiosi (con barba lunga, ispida, sede di colonie di allegri e panciuti pidocchi) oppure quello “a scadenza”, che fugge per circa un mesetto (non di più) dalla holding di cui è presidente, per ricongiungersi con il proprio Io, perso di vista durante l’ultimo CdA (cioè  il  “consiglio di amministrazione”, ovvio).
La Gatta non amerebbe la vita dell’eremita. No. Nei momenti di crisi lei ha bisogno dei suoi simili: nello specifico, come già detto e sottolineato, individuabili nel composto chimico Luna-Dea. Esattamente: due al prezzo di una. Ed ora…. il composto chimico sta arrivando….

“Ehiiiiiiiiiii! Eccociiiiiiiiiiiiiii!!!” quella che urla in strada come una scimmia è Dea. Ovvio. Davanti a tutti, mentre ondeggia dentro una minigonna rossa,  grande come un nastro per capelli.
“Zitta! Taci! Stop!” Luna chiude la portiera dell’auto e solleva lo sguardo verso il balcone, mandando un bacio alla Gatta. Oggi ha gli occhiali, ma non possiamo sapere se sono necessari alla sua vista oppure se sono necessari per ottenere una certa aria da intellettuale. Comunque gli occhiali le stanno bene ed effettivamente la fanno sembrare un tipo intelligente. Non che sia stupida, ma l’occhiale aiuta.
La Gatta apre la porta della mansarda e le bacia entrambe con un viso enigmatico. Ora è giunta l’ora delle spiegazioni! Perché un sms con “help”? Un attimo. Qui serve una logistica precisa per affrontare l’argomento. La Gatta e Luna si siedono sul divano: Luna si toglie le scarpe e mette le gambe in posizione yoga, incrociate l’una dentro l’altra, con la disinvoltura e la convinzione di un asceta indiano. Dea invece prende qualche cuscino (non quello nero, perché la Gatta la guarderebbe molto male), sistema tutto per terra e si sdraia a pancia in su, fissando il soffitto in cerca di domande intelligenti e sensate che possano subito inquadrare la situazione, cercando di anticipare la sorella.
Ma arriva prima Luna: “Ora ci racconti per benino tutto quanto. Che problema c’è?”
Dea stacca lo sguardo dal soffitto di travi di legno e si siede immediatamente sui cuscini, fissando alternativamente la sorella e la Gatta: non può permettersi di perdere un fiato delle due, pena l’esclusione dal gioco della verità. E queste esclusioni la fanno sempre arrabbiare!
“Uomini. Anzi, un uomo. Anzi, uno stupido che si fa chiamare Duca e non si è presentato ad un appuntamento. E per scusarsi, mi ha fatto recapitare quelle orrende rose rosse.”  In due righe, la Gatta sintetizza la rabbia di una mattina di lavoro persa (perché mettiamoci pure il fatto che non è andata a lavorare!). Capacità eccellente quella della sintesi.
Le due sorelle si girano di scatto verso il vaso di vetro con le rose.
“Uomo  orribile!” sibilla Luna.
“Uomo tipico: sono tutti uguali!” enuncia la sinapsi attivata in Dea.
“Però le rose sono belle…” aggiunge Luna.
“Belle,  ma poche.  Roba da tirchio!” corregge Dea.
“Belle, rosse, baccarat e in numero sufficiente!” e Luna chiude il primo round.
“Sorvoliamo sulle rose e parliamo del biglietto. C’è scritto sorry….perdonami… e stupidaggini simili. Ora cosa faccio?” chiede la Gatta cercando di riprendere in mano la situazione.
“Nulla. Aspetti!” sentenzia Luna.
“Nulla. Ne cerchi un altro!” e Dea soddisfatta del suo consiglio alternativo, torna a sdraiarsi e a fissare le travi di legno. Anche perché arrivare a simili conclusioni è cerebralmente impegnativo: non è da tutti!
“Cercarne un altro? Ma io non vado in giro in cerca di uomini! Proprio non mi interessano: io con gli uomini ho chiuso, perché sono esseri di un altro pianeta e non ho voglia di sforzarmi per capire le culture  extraterrestri.”
“Non puoi dire così: in fondo l’uomo e la donna si completano….” dice Luna a voce bassa, senza troppa convinzione.
“Non puoi dire così: tanto sai che non è vero! Il prossimo tipo lo cucini per bene! Lo cuoci a fuoco lento!” Dea sente la propria voce articolare queste interessanti affermazioni e notando di non essere interrotta prosegue sicura con il suo piano di guerra “e una volta cotto a puntino, lo condisci per bene! Cioè: controlli a vista, controlli del cellulare, verifica di ogni amicizia! Insomma lo fai bollire, lo ricopri di sale, lo chiudi ermeticamente in un barattolo di vetro! E poi lasci solo un centimetro d’aria sotto il coperchio….  altrimenti  sono guai!”
 “Quando parli,  ti ascolti? No, perché stai paragonando gli uomini ad una conserva di pomodori!” e Luna fissa la sorella con aria di superiorità, sospirando, consapevole dell’incurabilità di quella mente.
Mentre Luna scioglie le gambe intorpidite dalla posizione yoga, la Gatta nota un aumento delle saette cerebrali di Dea.
“Quando parlo mi ascolto e godo immensamente delle mie sagge parole! Sì, perché il paragone uomini-pomodori è più che azzeccato! Entrambi vanno consumati possibilmente maturi, perché quando sono acerbi ti si piazzano come mattoni nello stomaco. Sono in-digesti ed in-gestibili. E anche quando sono maturi è sempre bene cuocerli, condirli, conservarli al chiuso, perché la fregatura è sempre dietro l’angolo” Dea parla ormai con la competenza di uno chef esperto “Gli uomini vanno conditi a dovere, come tentano di fare loro con noi!”
La Gatta esce dal suo silenzio per chiudere il temporale di neuroni delle amiche: “Va bene! Ho capito Dea: secondo te, devo adottare il metodo  pan per focaccia!”

Tutto questo parlare culinario sta risvegliando l’appetito delle ragazze. E poi è ora di pranzo. La Gatta si alza dal divano e si catapulta verso il frigo.
“Un’insalata va bene?” chiede con un tono che non ammette risposte negative.
“Adoro l’insalata con un filino d’olio extravergine di oliva, altrimenti detto e.v.o.” si affretta a rispondere Luna.
“Insalatona verde e rossa, un fiume d’olio e un chilo di sale! Alla faccia della cellulite! E aggiungerei pure un po’ d’aceto balsamico che fa molto trendy.   Dea corregge.
Le tre ragazze si siedono a tavola: tovagliette all’americana di tessuto matelassè color rubino, piatti di vetro fumé, posate con manici di osso nero. Bicchieroni antichi della nonna rifiniti d’oro (finto) con intarsi e pietre: la gioia di Dea, che adora bere in quei calici fiabeschi. Si sente Fata Morgana: le manca solo la sfera di cristallo.
Sul tavolo: insalata, oliera per non scatenare le guerre puniche e lasciare a ciascuna la sua libera scelta, mozzarelle, crackers, grissini al sesamo.  Acqua gassata e non, succo d’ananas, succo di pompelmo rosso.
E tra un boccone e un altro, le tre ragazze parlano di uomini, di esperienze vissute o ascoltate o lette.
E le loro voci si incalzano, si sovrappongono, si fondono.
E arrivano le risate: quelle che nascono dal cuore, quelle che ti fanno dire “aspetta che soffoco”, quelle che ti fanno scuotere la testa e lacrimare la cornea tanto che non vedi più il piatto e non sai se l’insalata è ancora lì, immersa nell’olio. Risate che liberano l’anima….
Ma lasciamole ridere di quegli esseri, di quei marziani che tutte adoriamo ed odiamo contemporaneamente. Lasciamole ridere - senza cattiveria - di quegli individui che vorremmo tanto cambiare e rendere simili a noi, ben sapendo che poi il prodotto finale ci annoierebbe, perché non avremmo più nessuno di cui sparlare.
Lasciamole ridere….  come  solo loro tre sanno fare….