La Gatta, una favola moderna .....

LA GATTA, UNA FAVOLA MODERNA


La Gatta vi dà il benvenuto....

La Gatta potrà essere la vostra amica virtuale nei giorni di pioggia, nei momenti di solitudine...

La Gatta proverà a farvi sorridere con le sue stranezze, con le sue piccole follie...


Potete comunicare con la Gatta, inviando mail a: lagattabybarbara@gmail.com

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Buona lettura :)



venerdì 7 ottobre 2011

La Gatta © by Barbara Giorgi - 8 capitolo

8.  LUNA,  DEA  E  LE  SINAPSI


Il  Dna umano, quella meravigliosa scala a chiocciola che ci progetta e ci costruisce nel dettaglio, contiene al suo interno il Gene della socialità, carattere innato, da secoli, da  millenni di selezione naturale. Nei momenti di crisi, il Gene della socialità si sveglia da eventuali torpori, si dà una rinfrescatina, indossa il suo abito migliore e si prepara ad agire con profonda convinzione e professionalità. Perché il Gene della socialità è un ottimo freelance: lavora quando capita, all’occorrenza, ma sempre con serietà e dedizione. La sua sfida professionale sono  i momenti di crisi dell’essere umano in cui soggiorna.
I momenti di crisi: ma cosa sono esattamente? Sono quegli attimi o addirittura ore, giorni, che ci fanno sentire come un’anguilla ancora viva.… sì.… ma in attesa di essere bollita. L’anguilla prova ad uscire dalla bustona di plastica del pescivendolo, cade dal tavolo della cucina con un tonfo sordo e striscia poverella sul pavimento cercando un riparo, una via di fuga, qualsiasi alternativa che possa condurla lontana dalla pentola sul fuoco. Inutile tentare? … chissà! 
Quando un essere umano vive la fase dell’anguilla capisce perché sarebbe più carino  essere vegetariano!
La Gatta, quando entra nella fase dell’anguilla (e ci entra spesso), sa perfettamente che l’unica via di fuga sono le sue migliori amiche. Migliori in che senso? Non perché siano perfette. No! Sono piuttosto esemplari viventi di imperfezione umana che rasenta l’improbabile e l’assurdo. Ma sono certamente le migliori per la Gatta, perché dentro tutta la loro improbabilità, la loro assurdità,  hanno ben nascosta un’anima generosa, grande e simpaticamente esplosiva.

Luna e sua sorella minore Orchidea, detta …. Dea. Già, perché una che si chiama con il nome del fiore più chic, elegante, costoso, delicato, mica può avere poi un diminutivo qualsiasi, da comune mortale. Appunto: Dea, come la mitologica figura riferibile alle varie Giunone, Venere, Minerva, Diana e colleghe di ogni ordine, tipo ed ambito di azione (dalla procreazione alla caccia).
Luna e Dea: non solo sorelle, ma una vera “associazione a delinquere”, perché se la Gatta è strana, loro non sono da meno. E in due, l’eventuale effetto di azioni inconsulte non è condiviso, piuttosto è raddoppiato! Ma Luna e Dea non sono cattive ragazze. Anzi! Come ho detto, hanno un cuore grande. Il problema è che preferiscono prima agire e poi pensare. E anche quando pensano, è sempre troppo tardi.
Comunicano tra loro tramite un sistema parallelo che pone in relazione i loro articolati e fantasiosi cervelli: le sinapsi del cervello di Luna comunicano con quelle di Dea, creando una specie di  sinapsi aerea ed esterna tra i due cervelli, caratterizzata da scariche elettriche,  quasi visibili ad occhio nudo. Sì… la Gatta quando parla con loro, vede in giro fulmini e saette di color giallo oro, con punte rosso fuoco. E allora si rende conto che sta per arrivare un temporale di neuroni.
Il sistema comunicativo delle due sorelle si basa essenzialmente su veloci battute che spesso esalano acidità, ma che nascondono un amore immenso l’una per l’altra. Luna e Dea apparentemente non si sopportano molto, ma in verità si amano e si completano a vicenda. Come un gelato con le cialde: c’è il cucchiaino, ma non te ne accorgi neppure, perché proprio non ha senso, visto che quei biscottini sottili sono lì apposta per unirsi in un momento d’estasi con crema e amarene….
Luna e Dea: entrambe bionde, con lunghi capelli, occhi chiari. Molto belline, ma un po’ banali a causa di quel pallore di pelle-capelli-occhi che le fa sembrare due bamboline senza carattere. Solo sembrare però. Tutta apparenza. Il pallore dell’aspetto, la loro lunarità, scompare di fronte al sarcasmo di cui sono quotidianamente capaci. Senza tregua, possono colpire chiunque capiti a tiro. Mai con volontà di ferire: per loro è puro divertimento. Un allenamento di neuroni.
La loro amicizia con la Gatta è remota: risale all’infanzia della nostra amica, quando viveva ancora con i due genitori in un elegante appartamento, di fronte a quello della famiglia di Luna e Dea. La Gatta è stata anche compagna di classe, di banco e  amica-del-cuore-numero-uno  di Luna. Stessa età, stessi sogni, stessi miti… Dea rimaneva sempre un po’ indietro, gelosa di queste due “grandi” che spesso la mandavano fuori dalla stanza quando si scambiavano confidenze. In fondo lei aveva solo qualche anno di meno…. Le perfidie dei bambini: esseri dolcissimi che sanno distruggersi l’un l’altro con uno sguardo o un silenzio o due parole buttate lì.  Basta un “vai via” e il mondo intorno si sbriciola come un biscotto secco.
Tutto questo fino all’adolescenza, poi la  strada della Gatta ha subito una sterzata: la morte dei suoi genitori (per un incidente aereo), la nuova vita con nonna Ginevra, tanto amabile quanto impegnativa, soprattutto per una ragazzina. Luna e Dea però sono sempre rimaste le sue migliori amiche. E sempre lo saranno: una delle poche certezze di vita della Gatta.

Quando la Gatta arriva a casa è ormai in piena fase dell’anguilla. Gettata la borsa, le chiavi, le rose per terra, si tuffa sul divano e prende il suo cuscino preferito:  quello nero – ovvio – di velluto,  con nappe d’oro, morbido come un peluche. Lo stringe con forza sulla pancia come per comprimere la rabbia o  semplicemente la voglia matta di urlare. Si gira di scatto e guarda le rose baccarat sul pavimento con odio profondo. Ecco. Ora, lontana dallo sguardo invadente del cameriere, potrebbe distruggerle pezzetto per pezzetto oppure semplicemente andarci sopra con plateau e tacchi per sentir crocchiare le spine….
Povere rose: che colpa hanno loro se il mondo è fatto di uomini (molti) che hanno la delicatezza di una ruspa nel cantiere? L’uomo è uomo. Cioè le ruspe sono ruspe: non possiamo pretendere che si trasformino in delicate e armoniose farfalle.
E persa in questa meraviglia di pensieri, sul divano-lettino da psicanalista, la Gatta trascorre qualche minuto. Poi si siede, lascia il cuscino, si alza, sistema le rose in un vaso di vetro (mette anche l’acqua, tranquilli…). Infine, si lava via il trucco dal viso ed esce sul piccolo balcone per controllare l’arrivo delle amiche. Una lacrima le esce dall’incavo interno tra occhio destro e naso, le bagna delicatamente  il viso fino all’angolo della bocca. Una lacrima inaspettata, un po’ invadente. Solo una lacrima però. Una basta e avanza. Ed è una lacrima di rabbia, non di dolore. Dolore? Dolore di che? Non è successa alcuna tragedia!
La Gatta è un po’ strana, ma sa bene che i dolori della vita sono altri:  le sue lacrime non sono certo sprecabili dietro a un essere che si fa chiamare Duca, che dà buche incredibili ad una brava ragazza e che le fa pure consegnare rose rosse da un cartone animato con il naso a patata e le trecce gialle!