La Gatta, una favola moderna .....

LA GATTA, UNA FAVOLA MODERNA


La Gatta vi dà il benvenuto....

La Gatta potrà essere la vostra amica virtuale nei giorni di pioggia, nei momenti di solitudine...

La Gatta proverà a farvi sorridere con le sue stranezze, con le sue piccole follie...


Potete comunicare con la Gatta, inviando mail a: lagattabybarbara@gmail.com

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Buona lettura :)



mercoledì 28 dicembre 2011

La Gatta © by Barbara Giorgi - 18 capitolo

18.   LA  MALEDIZIONE  DELLA   MAGA


Una seduta spiritica non è un’avventura da poco. Intanto, è bene essere proprio convinti di farla, perché c’è il rischio che qualche fantasma inopportuno si piazzi in casa e non se ne vada più (come sostengono il professor Astrolabio e quella grande tuttologa di Dea). E la cosa può essere poco divertente, perché ci sono fantasmi benevoli e fantasmi….. un po’ inquieti. Quindi si deve organizzare tutto per bene,  come stabilito dall’antico “Papiropersianomagicomillenario”. Anche detto P.P.M.M.. Anche detto ”l’Infallibile”. Anche detto semplicemente “il Papiro”.  
Questo prezioso documento fu redatto da un gruppo di espertissimi maghi del lontano Oriente, in epoca indefinita. Per secoli è stato riprodotto in varie copie da pazienti amanuensi ed oggi è certamente quello più in voga tra i maghi trendy.  

La Maga Circe adotta da anni il P.P.M.M., con ottimi risultati. Appena entrata in casa della Gatta, la medium tira fuori dalla sua enorme sacca proprio questo foglio giallastro. E’ avvolto su un osso di giraffa ed è chiuso da una treccia di crine di cavallo. La Maga srotola il Papiro: è grande circa un metro quadrato ed è rifinito ai bordi con striscioline di pelle di lucertola. I quattro angoli sono evidenziati da mazzetti di piume di pappagallo (Galileo, nel vederle, inizia ad agitarsi….).
“Ma quante povere bestioline hanno massacrato per fare questo fogliaccio?” pensa subito la Gatta, lanciando uno sguardo di comprensione al pappagallo Galileo. Altro punto a sfavore della medium.
“Bene! Adesso vi istruisco sul da farsi! Seguiremo le regole dettate dal Papiro!” sentenzia la Maga, indicando trionfante la misteriosa carta.
“Il pennuto parlante potrebbe disturbare, ma sarò magnanima e permetto la sua presenza. Ci sono principi fondamentali da rispettare. Primo: dobbiamo usare un tavolino tondo a tre gambe. Secondo: dovete sedervi e appoggiare le mani sul tavolo, formando un cerchio. Terzo: servono silenzio assoluto e concentrazione. Quarto: se qualcuno è malato di cuore è pregato di andarsene!” e così la Maga enuncia le regole del rito. Poi inizia a verificare l’ambiente per poter circoscrivere il sito esatto della seduta, mentre un pesante silenzio si propaga nella stanza e ramifica ovunque come un’edera. Uno, due…. dieci secondi.
La Regina Madre rompe il silenzio: ”Sì, va bene. Diamoci da fare. Gattina mia, dov’è il tavolo tondo a tre gambe?”
La Gatta fissa la Regina Madre: ma lei non ha mai avuto in casa un tavolo con tre gambe! Il suo tavolo ne ha quattro! Ed è rettangolare!
“Qui non ci sono tavoli così…. mammina cara…..” Luna risponde al posto della Gatta.
“Ho un’idea fantastica! Solo io potevo avere un’idea così! Sono troppo intelligente! Seghiamo una gamba a quel brutto tavolaccio dove mangi!” e Dea esprime una volta di più la sua grande capacità nel problem solving.
“Ma che soluzione meravigliosa! E dove la trovi una sega?” controbatte lo spirito pratico di Luna.
“Ohi! Bimbe! Ma siete matte? Il problema non è dove trovo una sega! Il problema è che il mio tavolo mi piace così com’è! Non voglio un tavolo con tre gambe! E poi come lo sistemo dopo?” la Gatta  protesta a gran voce,  mentre il professore annuisce in silenzio e Galileo sbatacchia le ali in segno di approvazione.
“Ma è semplice: dopo la seduta, incolliamo la gamba…. oppure al suo posto ci metti una pila di libri! Originalissimo! Fa molto stile alternativo!” Dea arricchisce la sua fantastica proposta, ma  Luna e la Gatta la fulminano entrambe con sguardi poco affettuosi. 
L’idea del tavolino a tre gambe non passa. La Maga si deve rassegnare, con evidente malanimo. Il tavolo dovrà essere necessariamente quello dell’angolo cottura, a quattro gambe, senza interventi vandalici a suo carico.
La Maga riapre la sacca, ripone il Papiro e tira fuori tutto il necessario per la seduta. Innanzi tutto, purifica l’ambiente con incenso e il fumo di una piccola candela bianca. Poi dispone ed accende sette grandi candele: tre  sulle mensole e quattro sul pavimento, delimitando così lo spazio magico. Infine appoggia sul tavolo la panchette, un foglio di carta con le lettere dell’alfabeto, i numeri da zero a nove e le risposte “si” e “no”. Accanto al foglio pone una grande moneta d’oro, con incise parole incomprensibili. Forse sono antiche formule magiche.
Durante tutti questi preparativi, la Gatta e il resto della compagnia osservano i movimenti della Maga, bisbigliando tra loro. Ogni tanto la tensione è rotta dalle risate squillanti di Dea e dai soliti “ciao” del pappagallo (su decisione del professore, in caso di disturbo durante la seduta,  Galileo sarà allontanato dal sito magico).
“E’ tutto  pronto! Possiamo iniziare la seduta! Mancano cinque minuti a mezzanotte…. che è l’ora preferita da vampiri e fantasmi!” così la Maga dà il  via alle danze.
“Che c’entrano i vampiri?” pensa la Gatta, rabbrividendo un po’, mentre la mente le ripropone l’immagine del piccolo lord seguace di Dracula.
La Maga continua ad impartire ordini e il gruppo, ormai succube dell’atmosfera ansiogena e del carisma della medium, obbedisce senza fiatare. Anche Galileo ha smesso di parlare: agita solo il capo come se dovesse fare esercizi di stretching.
La stanza è poco illuminata: le fiammelle danzanti delle candele creano giochi di ombre e luci sulle pareti. L’incenso - probabilmente mischiato a chissà quale altra essenza - ormai è penetrato nelle narici ed è arrivato fino ai più profondi meandri del cervello, quasi stordendo i sensi.
Il gruppo si siede intorno al tavolo. Sopra il piano, tutti posizionano le mani l’uno accanto all’altro, cercando di formare un cerchio. Nel mezzo del tavolo, la panchette e la moneta. La Maga appoggia la mano destra sopra la moneta e inizia a muoverla lentamente sul foglio di carta: la sposta formando dei piccoli cerchi, in senso orario ed antiorario.
La Gatta respira molto velocemente. Osserva gli amici e nota uno strano pallore in quei volti: forse per la luce biancastra diffusa dalle candele, forse per la paura che sta serpeggiando nell’aria.
La Maga invita tutti a ripetere una formula magica in una lingua antica e sconosciuta. La formula è ripetuta per ben sette volte. Poi riprende i movimenti rotatori e inizia a parlare.
“Nonna Ginevra, nonna Ginevra…. ci sei? Se sei tra noi, dacci un segno….” la medium pronuncia queste parole a gran voce, scegliendo i toni più bassi e cupi delle sue corde vocali.
Silenzio. Ancora silenzio. La Maga inizia a ripetere all’infinito il suo invito alla nonna, mentre i cinque partecipanti tacciono immobili, pallidi e raggelati come iceberg.
Ad un tratto, il movimento rotatorio della moneta si fa più veloce, sempre più veloce. La Maga ha gli occhi chiusi e fa strane smorfie di dolore: ”La moneta è incandescente!” grida, agitando tutto il corpo sulla povera sedia che la sorregge a fatica.
Poi la moneta rallenta il suo giro impazzito e si sofferma lentamente su una serie di lettere, componendo man mano il nome Ginevra. Tutti sono impietriti. La tentazione di alzarsi, uscire dalla casa, dal quartiere ed entrare in un bar affollatissimo di essere umani viventi, in carne ed ossa, possibilmente molto allegri e rumorosi…. è grande! A mezzanotte ci sarà pure un bar aperto per ordinare un litro di caffè e svegliarsi da quell’incubo!
Ma una strana calamita li inchioda lì: probabilmente è una semplice assenza di sangue nelle vene, di ossigeno al cervello, di capacità di raziocinio. Solo l’adrenalina li tiene in vita.
“Sei nonna Ginevra?” domanda la Maga.
“Sì” la moneta compone la risposta.
La Gatta inizia a tremare visibilmente e a guardare gli amici in cerca di una condivisione delle emozioni. Luna e Dea fissano a bocca aperta la moneta e non muovono un pelo. Il professore è troppo concentrato (anche perché teme le reazioni di Galileo). La Regina Madre invece ricambia lo sguardo della Gatta e tenta di sorriderle per tranquillizzarla. Un tenue sorriso che arriva dritto al cuore della ragazza e accende una fiammella nel ghiaccio che ormai la invade.
“Vuoi dirci come stai?” chiede la Maga.
“Bene” risponde ancora la moneta.
“Vuoi dire qualcosa alla Gatta?” la Maga tenta approcci più significativi.
“Amore” cinque lettere che la moneta indica lentamente.
La Gatta vorrebbe piangere, ma non può, perché l’emozione preponderante adesso è solo la paura.
Improvvisamente, il pennuto Galileo inizia a muovere la sua cresta e parla: ”bugia! bugia! ….” ripete una, due, dieci volte.
La Maga lo guarda stranita. Ma ecco che Galileo si solleva in volo dalla spalla del professore, piomba come un meteorite sul turbante della Maga e inizia a beccarlo furiosamente. Pezzetti di stoffa dorata volano ovunque, mentre la Maga si alza di scatto dalla sedia, cercando di colpire il pappagallo senza essere ferita nelle mani. Il professore rompe il cerchio e si precipita verso quella strana coppia di esseri: vorrebbe togliere Galileo dal turbante, ma non riesce ad afferrarlo perché la Maga lo sovrasta di mezzo metro. Luna e Dea, contente della fine di quell’esperienza troppo impegnativa, ridono come due matte, fino alle lacrime. La Regina Madre rimane seduta e ferma: lei teme i pennuti! Che ci pensi il professore a salvare la Maga!
La Gatta, sinceramente, non sa proprio che fare. E’ più alta del professore ed arriverebbe ad afferrare Galileo, ma….  con l’unico barlume di razionalità che le è rimasto, riflette qualche nano secondo su quanto ha detto il pappagallo: “bugia!”
Forse aveva ragione il professore quando ha ipotizzato l’uso del pappagallo da parte della nonna come “canale di comunicazione” con loro? Bugia perché? Perché la Maga Circe è, appunto, solo una grandissima bugiarda? Una millantatrice?  Una medium falsissima come i suoi gioielli-patacca? Ebbè…. allora che se la sbrighi lei con il pappagallo! E se le becca un dito (magari quello con l’anello a teschio) le sta pure bene!
In quella lotta furibonda, la fattucchiera ha la peggio: scivola sulla cera colata dalle candele e cade a terra come un masso. Il turbante salta via dal capo.... insieme alla parrucca rosso fuoco. La sua povera testa rimane senza la finta chioma fluente e mostra qualche decina di capelli neri asfittici e  morenti.
Galileo, svolazza via, tutto contento di aver potuto  vendicare i poveri pappagalli sacrificati per il decoro del Papiro. Il professore riprende il pennuto: saluta in fretta tutti, imbarazzatissimo e un po’ frastornato per l’accaduto. E torna velocemente a casa, chiudendo a doppia mandata la porta, nel caso di ritorsioni da parte della dama spelacchiata.
La Maga sembra impazzita dalla rabbia: inizia a gridare contro la Gatta e le altre donne. Parla velocemente: non si comprende nulla di ciò che dice.
La Regina Madre cerca di riportare l’ambiente ad una condizione di normalità. Spenge le candele e le ripone nella sacca della Maga. Vi aggiunge il turbante devastato e malconcio, con annessa la parrucca color fuoco. Infine, porge un bicchier d’acqua alla Maga, per farla tranquillizzare un po’. Quest'ultima lo afferra e con un gesto plateale svuota il contenuto addosso alla Gatta.
L’esperta dell’occulto, ormai paonazza in volto e gonfia d’ira, fissa la Gatta negli occhi, urlando a gran voce: ”Tuuuuuu! Gatta malefica! Tu! Hai reso ridicola questa seduta! Io ti maledico! D’ora in poi questa casa non avrà più pace! Le anime dei morti sono giunte! Le anime dei morti ti puniranno!”
Mentre le quattro donne tornano nuovamente in uno stato pietrificato, la Maga afferra la sacca e come un’onda crescente di tsunami, devastante e incontenibile, si dirige verso la porta della mansarda,  capovolgendo qualsiasi ostacolo al suo addio definitivo e inappellabile a quel luogo da lei maledetto....