20. A CACCIA DI SPIEGAZIONI….
Alle sette del mattino, la vista di una tazza sporca nell’acquaio può aiutarci a capire che stiamo vivendo una normale realtà quotidiana. Ma se durante la notte, alle tre spaccate, una sveglia gettata nel cassonetto dell’immondizia è ricomparsa all’improvviso nella nostra camera da letto, nella nostra vita, senza chiedere permesso, senza spiegazioni, senza specifico motivo…. non bastano mille tazze sporche per tenerci impegnati con le mani e con la mente.
Già. Una sveglia tutta bella integra, senza ammaccature, colorata, squillante e vispa più che mai.
La Gatta, trascorsa un’inevitabile notte insonne, cavalcando mille ipotesi più o meno assurde, ora guarda quel marchingegno tondo sul pavimento, ascoltando il tic-tac cadenzato, preciso, incessante.
I pensieri più strani continuano a popolare la sua mente: “Potrebbe essere un oggetto extraterrestre, ma potrebbe anche essere un oggetto stregato. Chissà dove l’hanno trovato Luna e Dea: forse quelle due matte l’hanno preso in casa della Maga Circe oppure l’hanno acquistato al mercatino delle pulci da un venditore di alambicchi e strumenti magici oppure l’hanno vinto in qualche luna park al gioco del tirassegno da una zingara che fa il malocchio. Caspita! Che ipotesi seducenti. Ma anche molto assurde. Eh già…. come è assurdo pensare ad una sveglia che esce da sola dal cassonetto, si dà una pulitina da bucce di banana e residui di sugo, sale le scale di casa, entra nella mansarda senza avere le chiavi e si piazza sul pavimento in attesa di dare il meglio di sé…. “
Ma quando la mente ormai svolazza come una foglia secca in balia del vento …. continuare a formulare mille teorie è davvero inutile.
“Forse è meglio lavare la tazza….” pensa la Gatta, mentre si alza dal letto e si dirige verso l’acquaio, in cerca della vista rassicurante di quel pezzo di ceramica sporco. Chissà perché, compiere gesti ripetitivi e banali, la tranquillizza e la rilassa.
Mentre è intenta ad insaponare e strofinare la tazzona, come se fosse un’operazione di decontaminazione post incidente nucleare, il cellulare rosa appoggiato sul tavolo si agita e trema, nel proporre la solita invadente suoneria. Sobbalza su se stesso, un po’ scocciato di dover subire addirittura il pandemonio di una cavalcata di vergini guerriere.
La Gatta condivide la sua pena: “Devo cambiare questa musica spacca-timpani. Le Walkirie mi hanno stancato: sono troppo adrenaliniche! Devo inserire qualcosa di più romantico, tipo la morte del cigno……No! Basta con i morti! Allora anzi il valzer delle candele…. No! Anche con le candele ho chiuso per sempre!”
E intanto prende il cellulare, vede che il chiamante è il Duca e…. stranamente…. decide di rispondere.
“Ciao carissimo ragazzo!” esordisce con una velata gioia (ma solo perché può parlare con un essere umano vivente dopo quella notte da incubo).
“Ciao Gatta! Mi fa piacere che tu sia così di buon umore….” il Duca si sente rassicurato da quel tono di voce zuccherosa. Ed è pure un po’ stupito: la Gatta al caramello è davvero una novità!
“Beh… buon umore non direi! Diciamo piuttosto che provo ad essere serena! Insomma, sono una gatta sempre a caccia di felicità…. Vabbè. Stop. Rewind. Cosa desideri di bello a quest’ora del mattino?” la Gatta non vuol mai aprire troppe porte - e neppure spiragli - al “nemico”.
“Ricordi che dobbiamo ancora fare pace…. per bene, seriamente? Mi avevi concesso una piccola possibilità di riscatto....” lui tenta il tutto e per tutto in una riga e mezzo di parole sussurrate.
“Va bene. Stasera alle otto mi vieni a prendere e andiamo fuori a cena. Ristorante dieci stelle o giù di lì. Caviale, ostriche, tartufi e cose simili. Camerieri vestiti da pinguino. Posate d’argento. Tovaglie di seta. Oggi devo trattarmi bene. Oppure…. non se ne fa nulla!” sembra un ultimatum e forse lo è davvero. E il bello è che lei odia caviale, ostriche e tartufi: le sembrano cibi assurdi. Anzi. Non le sembrano neppure cibo commestibile, digeribile e metabolizzabile. Vuoi mettere un piatto di lasagne straboccante di besciamella?
“Va benissimo. Prenoto nel ristorante più chic, elegante, trendy, pazzesco di tutta la città e dintorni. Alle otto sono da te, puntuale tipo orologio svizzero!” esordisce lui, contento come un bambino davanti ai regali di Natale.
“Eh noooo! Zitto! Taci! Non parlare di orologi…. né di sveglie…. né di qualsiasi altro aggeggio che possa fare tic-tac! Né ora, né mai!” la Gatta alza la voce per puntualizzare ben bene la cosa.
“Va…. va…. bene…. Scusa! A stasera….” il Duca saluta e chiude in fretta la telefonata, mentre domanda a se stesso se la fobia per gli orologi possa essere considerata una grave patologia mentale. Ma questa benedetta ragazza, normale o meno, a lui interessa così com’è.
“Bene. Ho lavato la tazza. Ora vado al bar a fare colazione, così mi distraggo un po’….” pensa la Gatta mentre si prepara per uscire di casa. Il suo sguardo evita accuratamente la sveglia. Anche perché non vuole essere tentata: le piacerebbe ripetere il gesto del giorno prima, ma incartare quella cosa e gettarla nuovamente nel cassonetto sarebbe inutile, improduttivo e forse…. pure temerario. Però, però, però…. è possibile far proprio finta di niente, uscire di casa a cuor leggero e affrontare una qualsiasi giornata di lavoro? Eh no! L’ipocrisia con se stessi non può portare molto lontano! Infatti, bella vestita, truccata e profumata, la Gatta esce dalla mansarda e si ferma improvvisamente davanti alla porta del professor Astrolabio. Solo lui può aiutarla a capire. Un Genio è un Genio: qualche spiegazione brillante, intelligente e razionalissima a lui verrà in mente! Sennò…. che Genio è?
“Ma chi caspiterina è alle prime luci dell’alba?” farfuglia il professore aprendo la porta, dopo lo scampanellio insistente della Gatta.
“Professore, non è l’alba! Sono le otto! E …. mi scusi…. ma sono costretta a disturbarla perché ho un problema grande come un macigno, come una montagna, come una catena montuosa!” sbotta la Gatta, ansimando e agitando le mani.
“Va bene, tranquilla. Vediamo di scalare tutti questi monti a suon di piccozza! Entra pure, ma dammi il tempo di svegliarmi per bene. Lo vorresti un bel caffè?” il professore le fa strada verso la cucina, mentre i gatti si muovono lenti e sonnacchiosi tra i suoi piedi. Il pitone Orione, nella teca, guarda malissimo quella bipede invadente: stava sognando un pasto luculliano a base di gatti e pappagalli….
“No, grazie. Anzi, sì grazie. Doppio, triplo. Ma senza zucchero!” la Gatta decide che senza il suo amato caffè nero, la testa non le può funzionare a dovere.
“Tazza piccola, tazza grande, in ceramica, vetro, con o senza piattino?” il Genio la prende un po’ in giro, per farla sorridere.
“Professore! Non è il momento di frizzi e lazzi! Qui c’è un bel dramma da risolvere al più presto!” la Gatta non è in vena. E non concede spazi allo scherzo. Praticamente, si sente come il naufrago che vede la terraferma. E la sua terraferma, in questo momento, è proprio il professore.
“Tranquilla! Ora ci sediamo e ti ascolto attentamente!” il professore prepara la moka e si accomoda, in attesa del borbottio tanto amato “Intanto, vorrei chiederti scusa per il comportamento di Galileo, durante la seduta spiritica. E’ tutta colpa mia: ho rovinato un momento importante per te!”
“No, professore, non mi chieda scusa. Sappiamo entrambi che la Maga Circe è una falsa medium. O almeno…. il sospetto è forte! E poi Galileo è stato utile: forse la nonna ci ha parlato grazie a lui!” la Gatta sonda il terreno, per verificare l’opinione del professore sull’accaduto.
“Certo! La Maga è falsissima come il suo dannato papiro! E Galileo….beh…. sì…. può essere che la nonna lo abbia utilizzato come “canale” per arrivare fino a te. L’avevo ipotizzato, ricordi? Ma è solo una possibilità….” il professore tenta di rassicurare la Gatta, ma è cosa difficile, visto che non può fornire spiegazioni certe ed attendibili.
“La Maga mi ha maledetto! Ha detto che in casa mia, d’ora in poi, ci saranno spiriti dannati!” la Gatta esplode davanti alla tazzina finalmente colma di caffè.
“Cosa? Ah ah ah…. ma non crederai davvero a quella matta! Suvvia ragazza! Credo che tu sia abbastanza intelligente da comprendere che dopo la figuraccia della parrucca …. per vendetta…. sarebbe stata capace anche di cucinare Galileo allo spiedo come un galletto! Ah ah ah!” E mentre il professore ridacchia a più non posso, il povero pappagallo si agita sul trespolo, un po’ alterato dall’ipotesi dello spiedo e da quelle risate inopportune.
“Sì. Sicuramente è così. Ma il problema che mi ha costretto a disturbarla è un altro! Ben più grave di una falsa maledizione!” la Gatta vorrebbe aver già raccontato la vicenda della sveglia, perché dover ripercorrere tutto quanto, la fa stare male.
“Perbacco, pergiove e persaturno! Cosa caspita può esserti accaduto di così grave?” il professore inizia a preoccuparsi davvero, soprattutto nel constatare che il viso della ragazza si fa molto serio e pallido.
La Gatta abbassa gli occhi, sospira. Allontana la tazzina di caffè, adesso vuota. Appoggia le mani sul tavolo e le stringe, l’una nell’altra, come per farsi coraggio. E inizia il suo racconto: passo dopo passo, momento dopo momento, parla dell’accaduto. Dalla prima nottata disturbata dalla sveglia impazzita, alla decisione di gettarla nel cassonetto sotto casa, fino alla seconda nottata da incubo con l’inspiegabile ritorno di quell’orologio sul pavimento accanto al letto….
E il professore ascolta attento, in completo silenzio, senza muovere un pelo della folta barba. Le sopracciglia corrugate, le labbra serrate, le mani appoggiate sulla pancia tonda e prominente, nascosta dalla vestaglia di lana.
Anche i gatti stanno in silenzio, immobili come peluche: probabilmente comprendono la solennità di quel momento. Il pitone è nella teca: non si muove, non ondeggia come sempre. I tre pappagalli sembrano imbalsamati sui loro trespoli, con le creste dritte e i becchi sigillati. Tutto è bloccato e pietrificato come in una fotografia. Forse, anche il tempo sì è fermato e non scorre più.
Si può sentire solo la voce della Gatta che, tra pause e sospiri, srotola parole e parole, con tono sommesso, come se stesse confessando un grave delitto, per liberarsi l’anima. Ma purtroppo la vittima di quell’assurdo racconto è proprio lei….