La Gatta, una favola moderna .....

LA GATTA, UNA FAVOLA MODERNA


La Gatta vi dà il benvenuto....

La Gatta potrà essere la vostra amica virtuale nei giorni di pioggia, nei momenti di solitudine...

La Gatta proverà a farvi sorridere con le sue stranezze, con le sue piccole follie...


Potete comunicare con la Gatta, inviando mail a: lagattabybarbara@gmail.com

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Buona lettura :)



domenica 4 dicembre 2011

La Gatta © by Barbara Giorgi - 16 capitolo

16.  ARCIBALDO   MALASORTE


Una giornata di sole ha sempre il suo “perché”. Non possiamo certo paragonare il nostro risveglio mattutino illuminato da caldi raggi con un giorno segnato da un cielo cupo e bagnato dalla pioggia. Non c’è guerra, non c’è confronto: il sole vince sempre e comunque. Il sole ci dà la carica per affrontare meglio la giornata, stimola le nostre endorfine, ci mette in pace con il mondo e con il nostro “io” (con il “super-io”…. no, perché quello è sempre troppo pretenzioso).

Eh già. Ma la Gatta, dopo la notte bombardata dal suono della sveglia, non ha la fortuna di vedere il sole. Il suo dormiveglia è disturbato da una luce grigiastra: nel cielo, nuvole gonfie come schiuma, lasciano intravedere solo qualche piccola onda azzurra.  Con quella luce fredda e poco rassicurante, la Gatta esce dal suo stato mummificato. La mente è ancora vuota, ma lei tenta di stimolare qua e là connessioni cerebrali che le permettano di pensare ed agire.  Intanto, caffè per svegliarsi: il solito caffè nero senza zucchero, che le dà sempre la scarichetta elettrica del primo mattino. Davanti alla tazzina bollente, inizia a riflettere sull’incredibile avventura notturna: una sveglia che suona per ben due volte, in modo completamente autonomo, indipendente. La prima cosa da fare, probabilmente, è liberarsi del marchingegno, sicuramente rotto. No. Non vuole neppure farla aggiustare: quella sveglia deve uscire da casa sua, nel giro di un’ora al massimo e deve finire i suoi giorni dentro l’apposito, specifico cassonetto dell’immondizia. Senza possibilità di condono, grazia,  sconto della pena. Si merita la pena del contrappasso:  le ha fatto fare dei salti nel letto? E allora farà un bel salto nell’immondizia!
La Gatta prende l’oggetto malefico e lo osserva timorosa. Lo gnomo raffigurato sul quadrante sembra non promettere nulla di buono: le sue braccia sono le lancette. Ha un cappellaccio a punta color verde muschio, un vestito rosso con un gran cinturone. Ha barba e baffi bianchi, come il professor Astrolabio. E pure la pancia tonda sembra quella del condomino Genio. Quello gnomo ha un certo sorrisetto che non le piace per nulla. Anzi, non l’ha mai convinta! Quella sveglia è un regalo di Luna e Dea dell’ultimo Natale…. vabbè,  loro capiranno il suo “gesto liberatorio”.
La Gatta incarta quello strumento impazzito ed esce di casa velocemente. Ecco che la sveglia fa un bel volo nel cassonetto. Un tonfo sordo, cupo. Detto, fatto.
Mentre sale le scale, si ferma davanti alla porta del professor Astrolabio: deve invitarlo alla seduta spiritica. Suona quindi il campanello della porta del  Genio e attende.
Il professore apre la porta: appollaiato sulla sua mano sinistra c’è il pappagallo Galileo, stranamente silenzioso, mentre ai suoi piedi ondeggia lentamente il pitone Orione. I gatti stanno arretrati: quando Orione è libero dalla sua teca, loro camminano a distanza di sicurezza, possibilmente saltando su mobili e credenze. Hanno la schiena arcuata e le gambe anteriori ben tese in avanti: sono in posizione di attacco-difesa.
Il Genio le sorride: “Oh, cara ragazza! Buondì! Cosa posso fare per te?”
La Gatta, rincuorata dalla gentilezza del professore, gli spiega per filo e per segno le sue intenzioni.
“Bene. Cioè no. Bene per niente. Male, malissimo. Le sedute spiritiche sono pericolose: se gestite da medium inesperti possono causare gravi conseguenze. Si possono presentare anime dannate o demoni, che poi si vendicano del disturbo che rechiamo loro. E agiscono nei modi più assurdi, pericolosi, subdoli!” esordisce il professore, con profonda convinzione.
Ma la Gatta, usando tutta la sua dolcezza, riesce a convincerlo: dopo cena, ore ventidue, nella mansarda. E quel che deve accadere, accada!
La Gatta rientra in casa soddisfatta o, almeno, un po’ più rilassata. A questo punto deve concentrarsi su due impegni focali della sua giornata: un appuntamento di lavoro con il Conte Malasorte (nobile verissimo)  e la seduta spiritica della sera. Però oggi, per prima cosa, deve pensare a lavorare: mica può vivere di aria fritta! Va bene pensare ai fantasmi,  ma il quotidiano è fatto soprattutto di esseri viventi.
Telefonata veloce per confermare l’incontro ed ecco che la Gatta si prepara con la cura di un’esperta lookologa: lo fa soprattutto per tenere la mente impegnata in cose materialissime, superficialissime. Così, ogni idea sugli spiriti, pian piano diventa uno sfocato sottofondo (almeno per ora).
Confezionata a dovere, esce nuovamente di casa. In una manciata di nani secondi, la Gatta si ritrova davanti all’ingresso del palazzo del Conte. Sopra il portone antichissimo, dotato di punte di ferro acuminate, si staglia lo stemma di famiglia: uno scudo di pietra con una bella civetta. Un animaletto davvero simpatico: un ottimo auspicio!
Mai visti prima, né il palazzo, né il Conte.  Il contatto l’ha creato lo stilista red-carpet, il Genio Leo. La Gatta, da espertissima interior designer (tra le tante cose artistiche che fa o tenta di fare) deve fornire il suo consulto per l’arredo della stanza del pupo. Sì, del “delfino” di casa, dell’erede della casata. Esemplare maschio, ovvio! E l’esemplare si chiama Arcibaldo e ha circa tre-quattro anni di vita.
Proprio mentre sta per suonare il campanello dell’immenso portone, ecco che appare come una luce nella nebbia,  il Genio Leo. Sobrio come sempre, ha blazer e occhiali rosa confetto e un foulard tigrato.
“Ohi….. amooooo…. son giunto!” e nell’aria, si ode la voce ansimante dello stilista.
“Ma non era necessario che tu venissi! So cavarmela perfettamente da sola! Mi hai fissato l’incontro, ma poi posso gestire io la cosa!” la Gatta pronuncia queste frasi con suoni secchi, scanditi, a voce leggermente alta. Probabilmente è risentita della mancanza di fiducia. Lei non ha bisogno di baby sitter!
“Ma amoooo….  non sono qui per farti da chaperon…. sono qui solo per carineria nei tuoi confronti!” e il Genio tenta di rimediare al malfatto. La Gatta fa una smorfia e non replica: la cosa non la convince, ma deve adeguarsi. Suonano il campanello. Il portone, dopo qualche secondo, è aperto da un omone di due metri vestito da pinguino.
”Prego!” tuona il pinguino e, senza chiedere nomi, motivo della visita o altra notizia, fa strada lungo una corte interna. Bellissima. Al centro c’è una fontana di pietra con una donna seduta su una vasca circolare: tiene in mano un’anfora da cui scaturisce uno zampillo d’acqua. Intorno alla fontana, rose bianche e felci. Il giardino è colmo di fiori di ogni colore e profumo. In un angolo, l’unica nota dolente: sette brutti nani di marmo fissano la Gatta con aria di vendetta. Sembrano i cugini dello gnomo della sveglia. Forse lo sono davvero.
Non ti curar di loro  ma guarda e passa….” pensa lei, distogliendo lo sguardo dai sette tipacci.
Arrivati nel salone di ingresso, il pinguino pronuncia una seconda parola, con voce grave e una certa aria di comando: “Attendete!”
I due non osano fiatare o muoversi. Per un po’, perché poi la curiosità della Gatta ha il sopravvento. Ecco che inizia a girare per il salone, osservando quadri antichi, statue, arazzi e pure il lampadario, che sembra la taglia extra-large di quello che lei ha nello studio. Questo ha gocce di cristallo grandi come mele.
“Bonjour à tout le monde!” una voce maschile, armoniosa, gentile. Il Conte Malasorte. Alto, magro magro, con due baffetti tipo Zorro, un abito nero illuminato da un papillon a pois.
“Ma è vero oppure ….?” pensa la Gatta.
“Bonjour à vous!” e il Genio Leo saluta il nobile.
“Mi perdonerete se parlo la lingua italiana e dico buongiorno!” la Gatta tenta di tagliar corto con tutto quel francese che sa tanto di zucchero filato.
I due filo-francesi la guardano con stupore e un po’ di orrore: loro sono abituati a parlare quella lingua nel quotidiano. Noblesse oblige. Ma lo sguardo della Gatta non permette alternative: lingua italiana sia!
“Cara ragazza….” il Conte le si avvicina con le mani tese “il nostro amico Leo mi ha tanto parlato delle sue grandi capacità artistiche e creative, per cui ho chiesto di poterla incontrare per avere il suo consulto su un caso difficilissimo da trattare!”
Ora la Gatta è addolcita dalle parole del conte: ”signor Conte, sono a sua disposizione….”
“Oh, dunque. Il mio pargolo Arcibaldo, discendente ultimo della casata, necessiterebbe di un’adeguata locazione per i propri giuochi e passatempi. Vorremmo a ciò adibire una stanzuccia di cinquanta metri quadrati, attualmente in disuso, qui nel mio palazzotto. Urge dunque il suo consulto per l’arredo.” E il nobile, con il suo parlar forbito, enuncia la richiesta.
Forse coinvolta eccessivamente da quei termini paleozoici, la Gatta esorta: ”orsù, dunque, andiamo a visionare in loco….”
Nella stanzuccia di cinquanta metri, li attendono il pargolo e l’istitutrice tedesca. La Gatta vede un esserino con boccoletti d’oro, vestito da piccolo lord, con abito di velluto e camicia di pizzo bianco. Sembra un angioletto sceso dal Cielo: accanto a lui, un demone in carne e ossa, che emette comandi in una lingua tagliente come una spada.  Il povero angioletto saluta padre ed ospiti. La tedesca se ne va, camminando rigida come una marionetta, con le labbra serrate in un simpatico ghigno.
Dopo un gran parlare di tinta delle pareti, mobilio, luci, tendaggi e arredi vari, il Conte e il Genio Leo si allontanano: devono discutere di affari nello studio personale del nobile. Nella stanza, rimangono la Gatta e il piccolo lord.
“Allora, caruccio, ti piace l’idea di una stanza per i giochi? La faremo tutta colorata!”  la Gatta gli sorride.
Il pargolo la fissa serio: i suoi occhi sono spilli pungenti. Scuote i riccioli d’oro come se volesse creare un tornado e le punta contro l'indice destro. Sembra in procinto di lanciare un anatema.
“Fa schifooo!” urla con una vocetta stridula “vojo  una stanza tutta buia! E Dlacula con i pipistlelli che volano!”
La Gatta lo fissa a bocca aperta. E’ un anticipo della seduta spiritica della sera? Il piccolo lord non è un angioletto, ma un posseduto?
“Dra…. Dracula?” balbetta lei
“Sì, Dlacula. E poi vojo uno scheletlo! E  dlaghi,  olchi,  stleghe  cattivissime!” il pargolo urla sempre più forte. Ad un tratto tace. Poi ci ripensa e lancia un ultimo ordine perentorio: “E vojo la civetta!”
Sì. Ora la Gatta ne ha la conferma. Il Destino le sta regalando una gentile anticipazione di ciò che l’attenderà in serata. E questo è solo l’antipasto….