15. TRA FANTASMI E DUCHI VIVISSIMI ….
Fantasmi, spiriti, anime, mondi paralleli, mondi ultraterreni. Quante volte ci è capitato di riflettere su questi temi impegnativi, profondi: ci poniamo domande, formuliamo ipotesi, leggiamo libri più o meno attendibili sull’argomento, guardiamo film colmi di effetti specialissimi, ascoltiamo per qualche minuto in tv un sedicente esperto che ci propina il suo alto parere…. e poi? Poi restiamo a mani vuote, come siamo partiti. Senza risposte, senza certezze. E allora non ci resta che riprendere contatto con la realtà, con il nostro vivere quotidiano: la mente torna così ad occuparsi della ricarica del cellulare, della spesa al supermercato, dello sciopero dei benzinai, del vicino di casa che non fa la raccolta differenziata, dei regali da comprare per Natale. Tutto vero. Ma se ci spingiamo “oltre”, arrivando a programmare una seduta spiritica…. dopo non è mica tanto facile pensare a delle banalità!
Infatti, la Gatta, uscita dall’abitazione delle amiche, ha solo un pensiero fisso: andare a comprare un libro per documentarsi ben bene sull’argomento, perché prima di incontrare dei fantasmi…. è meglio sapere qualcosina sul tema. Così, tanto per evitare un eccesso di sorprese! Così, tanto per farsi una vaga idea di come sia fatto un fantasma: è “trasparente” oppure si copre con il classico lenzuolo e ulula oppure può scegliere un suo personal look di apparizione (tipo la sospetta nebbiolina della nonna)? Ma poi ci ripensa: meglio andare in laboratorio e fare delle ricerche a tappeto su internet. E’ quasi l’ora di pranzo, ma lei non ha fame: il suo stomaco è chiuso come la cassaforte blindata di una banca! Quindi, tanto vale salire in auto e puntare dritta alla meta!
Appena entrata dalla porta dello studio, come guidata da un impulso innato di sopravvivenza, accende tutte le luci possibili ed immaginabili: il lampadario di cristallo, la lampada nero-oro sulla scrivania, l’antica abat-jour di un cliente (ancora da restaurare) e qualche altro trabiccolo dotato di lampadina, in grado di stanare ed illuminare qualsiasi anima vagante nel locale (con o senza lenzuolo).
“Ecco! Ci vuole molta luce per lavorare! Sennò il video del p.c. mi irrita gli occhi!” dice a voce alta, mentendo a se stessa in modo spudorato.
Così, con circa cinquecento watt attivati alla faccia del risparmio energetico, la Gatta si accomoda sulla sua poltrona alla scrivania Impero. Accende il computer e naviga, naviga, naviga…. con la disperata convinzione di Cristoforo Colombo alla ricerca delle Indie.
Dopo tre ore buone di ricerche, tra siti di dubbio valore e altri leggermente attendibili, la Gatta ha le idee ancora più confuse di prima. L’unica sua certezza è che i fantasmi – ormai ha questa fede – esistono. Vuoi per la nebbiolina intravista in casa, vuoi per le parole del professor Astrolabio, vuoi perché il suo desiderio di contattare la nonna è troppo grande…. ma lei ha deciso di credere nell’esistenza degli spiriti. E con questa fede nel cuore, spenge ogni luce del laboratorio, saluta l’antico lampadario di cristallo, chiude la porta e ritorna verso casa. Non ha concluso nulla delle tante cose da fare per la sua attività professionale, ma oggi il lavoro…. non era proprio ”trippa per gatti”!
Arrivata a casa (e accesi altri cinquecento watt), si distende esausta sul letto. Vestita, truccata, borsa-baulotto compresa. Mentre è immersa nel piumone e nei suoi pensieri, dalla maxi borsa si sente la cavalcata delle walkirie. Qualcuno la cerca al cellulare.
“Uffaaaa!” pensa la Gatta, mentre rovista nel baulotto, tirando fuori fazzoletti di carta con cartoons stampati, lucidalabbra all’aloe vera, caramelle alla menta, un succo di frutta, una morbida pashmina, qualche scontrino stropicciato, due buoni sconto scaduti, una manciata di chiavine-pennine per p.c., tre occhiali da sole e decine di altre meraviglie tipo Mary Poppins. Poi, ormai stanco e sudato dalla fatica, esce pure il cellulare. Ansima. Se potesse, il poverino vorrebbe urlarle tutta la sua rabbia: ma non ha più voce.
Senza guardare il nome del chiamante, la Gatta risponde. Ma forse avrebbe fatto meglio a guardare!
“Ciao” dice il chiamante. E cala il silenzio. Un silenzio di ghiaccio. Quella voce…. Eh sì! E’ proprio la “sua” voce: la voce dell’uomo più indelicato del mondo. La Gatta non sa bene se sentirsi in debito per non aver accettato l’invito a cena oppure se sentirsi a credito per aver atteso inutilmente al bar un tempo indecente ed interminabile: ma non ha tempo per fare bilanci consuntivi. Non è il momento. Per cui si butta: decide di essere dalla parte della ragione. Ma quella a trecentosessanta gradi! E quando la Gatta decide di essere nel giusto, è peggio di un ariete da sfondamento, di un martello demolitore, di un cingolato in guerra.
“Oh! Ciao!” esordisce con una voce leggermente metallica (tipo acciaio inox).
Si limita al saluto, per pura educazione: perché sbilanciarsi in inutili domande o affermazioni? Questa è una partita a scacchi da giocare con mosse studiate. Che si sbilanci lui! Il Duca amante delle rose!
“Gatta, Gatta…. ti piace giocare….. giochi a nascondino?” e il Duca segna così il luogo e l’ora del suo patibolo.
“Mi piace giocare? Gioco a nascondino? Noooo! Mi piace aspettare sedicenti duchi dentro i bar, inutilmente, facendomi pure prendere in giro dai camerieri, mentre una bambolina con le trecce mi consegna delle rose, regalate come “pezza” per rimediare ad un atto di maleducazione!” e la Gatta emette la sua sentenza inappellabile. Le parole le sono uscite di bocca senza neppure passare per il cervello: erano già perfette così, pronte e confezionate da giorni, soppesate e scelte una ad una da un’ira funesta.
“Ecco fatto” pensa soddisfatta di sé “ti ho servito a dovere! Ti ho schiacciato come un pollo alla diavola!”
“Hai ragione. Ti chiedo scusa. Sono stato un maleducato. Ma vorrei spiegarti: c’è un motivo preciso ….” il Duca usa l’arma della scusa. Arma sottile, subdola, studiata.
Esatto: un’arma! Perché - è dato di fatto - l’uomo non chiede mai scusa. Potrebbe essere compromessa la sua onorabilità come maschio, come individuo procreatore, come Homo Sapiens Sapiens, come Adamo primo uomo, come potente gladiatore, come essere pensante-pensoso e poco spensierato, come genio di qualsiasi ambito e disciplina, come portatore sano di testosterone, come atavico cacciatore di femmine…. Insomma, l’uomo non chiede scusa, mai! Se ci prova, gli si inceppa la mandibola. E’ una legge di natura. Quindi, quando un individuo di sesso maschile arriva a superare o eludere tale legge, vuol dire che è un “essere speciale”. Uno da prendere in seria considerazione o, almeno, da soppesare e valutare per qualche minuto. Ma la Gatta stasera non ha tempo per ascoltare scuse maschili e riflettere sulla loro veridicità. Non è proprio la serata adatta. Non è il periodo adatto. La sua mente vola verso altre mete.
“Beh… mi fa piacere che tu riconosca di aver sbagliato, però adesso non posso dedicarti altro tempo. Magari possiamo sentirci nei prossimi giorni, così mi spieghi tutto!” e la Gatta continua a dirigere la partita a scacchi.
“Va bene. Allora ti auguro una buona serata. E, a proposito, le rose non erano solo per chiederti scusa. Volevo regalarti qualcosa di bello…. come te!” con queste parole da favola, il Duca dovrebbe guadagnare circa un milione di punti. Dovrebbe…. ma con la Gatta, anche le frasi più belle, poetiche e romantiche (ne ha ascoltate tante in vita sua) devono passare sempre attraverso un setaccio: ne escono polvere, finissima farina.
“Grazie del pensiero. Buona serata a te. A presto. Byeee….. ” e sulla “e” finale la Gatta chiude la telefonata. Troppe cose a cui pensare! Fantasmi e sedute spiritiche…. Duchi che chiedono finalmente scusa e fanno pure complimenti ruffiani…. Mah!
“Meglio farsi una doccia come dico io!” esordisce la Gatta a voce alta, parlando con se stessa, tanto per farsi compagnia. Sotto l’acqua leggermente bollente, i pensieri sfumano via, si dissolvono, si perdono tra le candele e i fiori secchi sistemati sulle mensole del bagno. Cena veloce con spaghetti e pesto pronto, due cioccolatini per addolcire l’anima, film giallo tanto per conciliare il sonno. E il sonno arriva. Pesante, profondo. Le membra si abbandonano, l’ossigeno dilata le vene, la mente si chiude ai cinque sensi. Il nulla, il buio, il silenzio, la notte.
La Gatta dorme alcune ore. Arrivano le tre. Sono le tre. Un angolo retto delle lancette. Primo quadrante a destra, in alto. La grande sveglia lasciata sul pavimento…. decide di suonare.
La Gatta fa un salto nel letto: “Ohi! Mamma mia!”
Si strofina forte gli occhi, accende la luce e guarda le lancette: “Ma sono le tre! Perché cavolo suoni?”
Mette la suoneria sull’off, spenge la luce e si ributta sul cuscino. Ma improvvisamente le viene in mente che…. una sveglia non suona alle tre, se nessuno l’ha puntata alle tre! E lei, certamente, sicuramente, indiscutibilmente, in tutta la sua vita, non ha mai puntato nessuna sveglia a quell’ora assurda!
Riaccende la luce, si copre il viso con il piumone e rimane immobile. Cerca di riflettere. Ecco: avrebbe bisogno di un bicchier d’acqua, ma proprio non le va di alzarsi e di andare verso l’angolo cottura. Cioè, non le va proprio di muoversi dal letto. Respira a fatica, mentre percepisce una leggera ondata di sangue affluire verso le tempie.
“Non fare la stupida! Sei peggio di una bambina spaventata dal lupo cattivo delle favole!” ma l’auto-rimprovero non dà alcun effetto.
La Gatta ci riprova e per quasi un’ora va avanti con profonde riflessioni: “In casa non c’è nessuno e la sveglia è suonata perché certi aggeggi a volte impazziscono! Tipo il p.c, quando si blocca! Tipo la macchina, quando non parte! Tipo la tv, quando “saltano” i canali! Accade e basta! Senza una spiegazione razionale!”
Finalmente, un po’ rassicurata dalle sue logiche considerazioni, decide di alzarsi dal letto. Ecco un bel sorso d’acqua. Che liquido meraviglioso, miracolo della natura, panacea di tutti i mali! Ora la Gatta decide che, luci accese e bocca rinfrescata, può pure tornare a letto. L’incidente è superato. Basta avere una bella mente razionale. Basta riflettere con serenità. Mentre è a metà percorso tra tavolo e letto, la mansarda è invasa dal suono scandito, ripetitivo e prepotente della suoneria della sveglia. Sembra che quel suono colpisca, come una pallina da tennis impazzita, ogni angolo della casa. Una seconda volta! Sono le quattro! Ma la suoneria era su off! La Gatta vola dentro il letto con un unico lungo salto da primato olimpionico. Si avvolge dentro lenzuoli e piumone. Tira fuori solo un braccio, per riportare nuovamente la sveglia sull’off. E, questa volta, non ci pensa proprio ad uscire dal suo nascondiglio. Rimane così, come una mummia bendata e immobile dentro il suo sarcofago. Rimane così, senza pensieri, con la mente svuotata dalla paura. Rimane così, fino al sorgere del sole.