17. LA MAGA CIRCE & CO.
Ogni giorno la nostra vita si incrocia con altre vite, a noi spesso sconosciute (o quasi): incontri di sguardi, qualche grazie o salve qua e là. Se va bene un sorriso, se va male una smorfia sarcastica. Dalla commessa del negozio all’addetto della pompa di benzina, dal cassiere di banca al vigile urbano. A volte queste “altre vite” entrano dentro la nostra senza tanti preamboli, senza chiedere il permesso. Possono essere incontri piacevoli, delicati e dolci come una fragolina di bosco, come un cioccolatino. Oppure possono essere pesantucci…. come un’impepata di cozze.
La vita della Gatta è una di quelle esistenze caratterizzate da incontri. Forse perché lei adora conoscere nuove persone (stimola la sua creatività). O forse perché lei è proprio una gatta curiosa, di nome e di fatto. E oggi, più che mai, non vede l’ora di incontrare la famosissima, competentissima, misteriosissima, fascinosissima (così dicono) Maga Circe. La Gatta ha spesso sentito parlare di questa esperta dell’occulto, ma non ha mai avuto il piacere di vederla, neppure in fotografia.
La Maga Circe, ex signorina Cesira, amica della Regina Madre, è un soggetto quanto mai fiabesco: alta come un corazziere, imponente come una lottatrice sumo, con capelli color rosso fuoco, occhi neri come la pece. Ad ogni seduta spiritica si presenta truccata come una maschera del teatro greco, con vestiti da mille e una notte e quintali di gioielli-patacche di vari colori e modelli (il più minimal è un anello con teschio dorato che si estende per due falangi dell’anulare destro). Uno spettacolo di donna. Un concentrato di magia pret-à-porter. La potenziale figlia di Maga Magò e Mago Merlino.
La Maga Circe stasera va a casa della Gatta ma, come prassi, riceve i clienti nella sua pittoresca abitazione: un antico appartamento nel centro storico della città, a circa duecento metri dal Palazzo Malasorte. La sua casa sembra una grande scenografia teatrale: dalla zona giorno alla camera da letto è tutto un susseguirsi di drappi, veli, lampade ad olio (tipo quella di Aladino), enormi candelabri intarsiati, tappeti orientali sui pavimenti e appesi alle pareti, mobili cinesi di lacca rosso-oro e strane statue con volti grotteschi che rappresentano demoni. Odore di incenso ovunque. Un luogo alquanto inquietante. Ma instillare nel cliente un po’ d’ansia, aiuta senz’altro ad ottenere senza polemiche il prezzo richiesto per ogni consulto. E la Maga, con la sua attività, riesce a vivere una vita niente male, togliendosi pure alcuni sfizi, come una villa nelle Isole Vergini (ottimo paradiso fiscale) e un piccolo yacht di seconda mano. Questa è dunque la nuova “amica” che la Gatta dovrà incontrare: quella che l’aiuterà a contattare nonna Ginevra. Finalmente.
Terminato il suo impegno di lavoro al Palazzo Malasorte, la Gatta saluta il piccolo lord seguace di Dracula (tenuto a debita distanza), il conte e l’amico stilista, confermando la sua disponibilità per l’incarico proposto. Si dirige dunque verso casa, con la mente che saltella da un pensiero all’altro. Ormai l’ora fissata per la seduta spiritica si sta avvicinando e lei si sente combattuta tra due diversi stati d’animo: da una parte teme uno scambio di opinioni con l’anima della nonna (sarà tenera con lei oppure …..?), dall’altra è eccitata all’idea di entrare in contatto con un’altra dimensione, con un mondo sconosciuto, ultraterreno, misterioso. Con questa altalena di sentimenti, appena arrivata nella mansarda, la Gatta inizia a riflettere sulla preparazione di un ambiente adatto ad una seduta spiritica. Già…. come deve essere organizzato, arredato, strutturato un luogo idoneo a ricevere anime? Cioè, non è che sia necessario preparare il servizio buono per il the (quello Limoges), né si deve tassativamente passare l’aspirapolvere e la cera sui pavimenti. I fantasmi, probabilmente, non badano a queste finezze e non hanno fisime da casalinga disperata. E allora cosa si può fare per ricevere degnamente delle anime vaganti? La Gatta decide di telefonare alle amiche: forse loro, conoscendo la Maga Circe, possono consigliarla per il meglio.
“Luna, tesoro, ho un problema! Non so cosa devo preparare per la seduta spiritica! Devo comprare delle candele? Ne ho qualcuna, ma no so se basta! Serve un registratore per la voce della nonna? Devo comprare delle carte tipo tarocchi?” la Gatta parla tutta d’un fiato. L’ansia inizia a svolazzare nell’aria.
“Tesoruccio! Stai tranqui! Va tutto ok! Lascia perdere candele, tarocchi e quant’altro. L’attrezzatura necessaria la porta la Maga con sé. Tu devi pensare solo a rilassarti….” e Luna, con tutta la dolcezza possibile, riesce a far riprendere un po’ di fiato alla Gatta.
Ma Dea strappa letteralmente il telefono dalla mano della sorella: “Ehi tu! Come va? Hai una tanica di acqua benedetta in casa? Perché se arrivano degli spiriti dannati poi ti si piazzano ovunque, anche nel frigorifero in mezzo alle fette di prosciutto! E non te ne liberi piùùùùùùù….” e Dea inizia a sghignazzare senza pietà per l’amica.
“Ma sei la solita fusa! Un acaro ha più cervello di te! Ed è sicuramente meno dannoso!” Luna riprende il cellulare, rassicura ancora la Gatta e chiude con un “ti voglio tanto benissimissimo!”.
Vabbè. Nessuna preparazione ambientale. Quindi? La Gatta decide di rilassarsi un po’ sul divano, in attesa della magica serata. E si addormenta: in sogno rivede ancora la nonna con un gatto nero. La nonna le sorride. Il gatto no…. sghignazza come Dea….
Ad un tratto, il campanello della porta suona. La Gatta si sveglia di colpo, si guarda intorno stranita come dopo un viaggio aereo ultraoceanico: effetto jet lag. Un po’ barcollando e con gli occhi sgranati per svegliarsi ben bene, si avvicina alla porta di ingresso.
“Chi è?” chiede senza guardare dallo spioncino.
“Ciao carissima. Sono il professore….” una voce bassa e gentile le risponde oltre la porta.
La Gatta apre e si trova davanti il professor Astrolabio con il pappagallo Galileo ben posizionato sulla spalla destra. Il pappagallo muove la testa avanti e indietro: le piume sul capo si alzano, formando una cresta colorata. Sembra uno strano galletto.
“Ciao” dice il pappagallo-galletto. E ripete “ciao ciao ciao ciao….”
“Silenzio!” comanda il professore e Galileo, educatamente, tace.
“Siamo venuti, io e il mio amico pennuto, per la tua seduta spiritica. Ho pensato di portare con me Galileo perché non si sa mai: magari l’anima della nonna potrebbe scegliere lui come canale di comunicazione….” il professore giustifica così la presenza del pappagallo. Una ben strana presenza in una seduta spiritica.
“Salve professore. Grazie di essere qui. Beh! Per Galileo non saprei…. però mi fido di lei. Sì, potrebbe essere utile….” e la Gatta con un cenno della mano invita il professore ad entrare.
Mentre i due si accomodano e iniziano a parlare di ipotesi varie sull’aldilà, il campanello suona di nuovo. Effettivamente sono le ventidue: l’ora stabilita per l’evento.
La porta si apre nuovamente e la Gatta si ritrova davanti un gruppetto molto vivace: parlano tutti insieme, contemporaneamente. Anzi, tutte. Perché sono quattro donne: ma non sono quattro donne normali, regolari, sensate. Sono la Regina Madre, le due amiche Luna e Dea e la fantastica Maga Circe, probabilmente scesa or ora da un tappeto volante.
“Sssssalve….” sussurra la Gatta, certa di non essere né vista né ascoltata da quel gruppo variopinto e rumoroso. Infatti le quattro donzelle (si fa per dire) non la degnano di un minimo sguardo. Ciascuna è intenta a portare avanti un proprio monologo, senza ascoltare le altre: come in una torre di Babele, dove ognuno parla la propria lingua. In quei secondi di attesa, nella speranza di un ritorno ad una pseudo-normalità, la Gatta osserva in silenzio le quattro donne e la mise fiabesca di ciascuna di loro.
La Regina Madre indossa un abito di seta nero e bianco, attillato, con breve strascico e collo a gorgiera. Le maniche terminano con una lunga punta che tocca quasi il pavimento. Sembra la strega, versione bionda, di Biancaneve.
Luna e Dea indossano gonne gitane coloratissime, larghe e lunghe fino ai piedi. Hanno i capelli sciolti, orecchini a cerchio e ballerine dorate. Solo che le ballerine le tengono in mano e camminano scalze, come zingare d.o.c.: Dea ha qualche crampo al piede destro, ma non può permettersi un lamento, pena un declassamento rispetto alla tenuta gitana della sorella (che indossa pure un gilet decorato con piccoli corni rossi).
La Maga Circe…. ebbè…. lei è il top! Caftano d’obbligo, turbante dorato di seta damascata (per non farsi mancare nulla), babbucce dotate di campanello sulla punta (tipo quello delle mucche, ma ovviamente più piccolo). La Maga reca con sé una sacca di raso enorme, contenente tutto il suo armamentario maghesco.
“Io sarei qui sulla porta! Non so se mi avete vistoooo!” urla la Gatta stizzita da tutto quello schiamazzo.
“Per tutte le anime del Purgatorio! Sei la Gatta?” la voce possente della Maga fa tacere le altre voci di quella moderna torre di Babele.
“Già! Gatta di nome e di fatto…. artigli compresi! E lei, certamente, è….” la Gatta si blocca. Deve dire ”signorina Cesira” oppure “Maga Circe”? Probabilmente l’opzione numero due è quella giusta: “Cioè, lei è la Maga Circe….”
“Ah – ah – ah” la Maga emette una risatina ad intervalli, per sottolineare un certo sarcasmo “Beata innocenza! Ma certo che sì! Chi potrei essere in alternativa? Forse il Genio della lampada?”
La Gatta squadra dalla testa ai piedi quel corazziere con turbante: quella Maga non le piace per niente! E’ acida come una mozzarella andata a male! E’ antipatica come un herpes labiale! E’ invadente come la piaga egizia delle cavallette! E questa montagna di damaschi e sete dovrebbe tentare una comunicazione con nonna Ginevra? Probabilmente la Maga non ha la più pallida idea del bel caratterino della nonna….